Sabato, 21 Luglio 2018 00:00

Quando l’Arci è destinata a parlare da sola

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Quando l’Arci è destinata a parlare da sola

È bastata un’iniziativa, una delle tante che i cosiddetti “circolini” ospitano ogni giorno, per far accendere la miccia dell’intolleranza e dell’odio razziale. Perché in questo caso non si doveva trattare di un’innocua serata di ballo liscio o di un torneo di burraco, ma di una serata "per i Rom", al circolo Arci di San Bartolo a Cintoia, per permettere ad Italiani e Rom di conoscersi e instaurare, recitava il manifesto, “una civile convivenza”.

Ma qualcuno non ha apprezzato la serata, organizzata dai Rom del Quartiere 4, Rete Antirazzista, Coordinamento “Basta morti nel Mediterraneo” e Arci Firenze, interpretandola come una mancanza di rispetto per Duccio Dini, il ragazzo che ha perso la vita proprio in quella zona e proprio per colpa di appartenenti alla comunità Rom. Questo episodio è purtroppo sintomatico dei tempi infelici che stiamo vivendo: infatti l’intendimento degli enti promotori dell’iniziativa non era offendere Duccio, né minimizzare la tragedia la sua morte.

E d’altronde le due vicende non hanno alcun legame: ad uccidere il ragazzo, occorre purtroppo ribadirlo, non sono stati genericamente “i Rom”, ma due persone specifiche, con nome e cognome, incidentalmente appartenenti alla comunità Rom. Quindi, quale sarebbe stato  il problema di programmare un’iniziativa per conoscere una cultura? Non era certo una raccolta fondi a favore degli assassini! Si voleva soltanto rispondere al clima di odio dei nostri giorni, provando ad accendere la luce della conoscenza, a far guardare negli occhi due comunità, per provare ad andare oltre gli stereotipi.

Ma, allontanandosi un attimo dal casus belli, è interessante fare una riflessione sul tipo di iniziative che possono essere accettate ai giorni nostri, e su quale Arci faccia al caso nostro. Finché i circoli ospitano serate assolutamente innocue ed apolitiche, come proiezioni di film (ma dipende quale film) o il già citato burraco, nessuno fiata, ma anzi l’iniziativa ottiene plauso e successo di pubblico. Ma guai a pensare di organizzare momenti di riflessione su temi di attualità! Non soltanto alcune tematiche, che dovrebbero essere fondanti per un’associazione di promozione sociale (come l’Arci), non interessano più, ma anzi sempre più osserviamo che danno fastidio.

Quindi è necessario interrogarsi sul futuro di un’associazione che sempre più pare fuori dal tempo. Che fare? Trasformare l’Arci sopprimendo la C di “culturale”? Assolutamente no! Anzi, oggi più di ieri è necessario far suonare quella campana: casomai rendendosi conto che, come direbbero i Modena City Ramblers, “ora servono nuove parole”, ma che esprimano concetti senza tempo. L’Arci è l’Arci, e tale deve rimanere: un’associazione che affonda le proprie radici nei valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo, e comunque in un’ideologia esclusivamente di sinistra.

È necessario quindi avere il coraggio di non transigere su determinati valori, e avere la forza e la consapevolezza di mettere a tacere, preferibilmente con la persuasività, coloro che esprimono, anche in maniera forte e spesso non educata, le loro perplessità (o il loro dissenso tout-court) sul cammino intrapreso dall’associazione. E se questo vuol dire restare soli, perdere qualche tessera, è un rischio che l’associazione deve correre. Anche perché l’alternativa sarebbe perdere la propria specificità e trasformarsi in qualcosa di altro da sé. Ancora meglio sarebbe riuscire a portare acqua al proprio mulino, convincere sempre più persone della bontà delle iniziative portate avanti.

Quindi l’evento a San Bartolo a Cintoia sarebbe stato sacrosanto, e bene aveva fatto Arci Firenze ad aderire, al netto degli insulti che stavano cadendo a pioggia sull’associazione. Anzi, questi insulti sono la prova che queste serate servono, e che serve l’Arci. Ma un’Arci combattiva, coraggiosa, politica, che non tema di perdere consensi, ma al tempo stesso si adoperi per salvaguardarli, e non per questioni prettamente economiche: d'altronde chi fa la tessera dovrebbe, almeno teoricamente, condividere la politica dell'associazione di cui entra a far parte. È necessario rendere vero lo slogan del tesseramento 2014: “Ci sono stelle che non stanno a guadare", recitavano le tessere dei soci. Ed è questa la chiave di volta, è questa la missione dell’Arci: il mondo in cui viviamo, proprio perché razzista, ha bisogno di un’associazione che porti avanti un diverso pensiero. Che combatta per far parlare l’Italia migliore.

“Arrendersi al presente è il modo peggiore per costruire il futuro” diceva Tom Benetollo, e mai frase fu più indovinata, e ancora disperatamente attuale: l'associazione deve promuovere, e far accettare, dieci, cento, anche mille serate “per i Rom”. Ci saranno proteste? Meglio! Sarà la prova della necessità dell’Arci! Ma assolutamente l’associazione non deve essere super partes, ma deve dirigersi senza timore verso "la parte buona della vita", a costo di essere osteggiata da chi non ne condivide i valori. D'altronde un'Arci non schierata non è quello di cui questa nostra disgraziata Italia ha bisogno!


Immagine ripresa liberamente da wikipedia.org

Ultima modifica il Venerdì, 20 Luglio 2018 15:25
Amilcare Cipriani

«Uomo di poche idee, semplici ma ferme».

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