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Lunedì, 18 Novembre 2013 00:00

Essere antifascisti a Firenze

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Sabato pomeriggio piazza Savonarola a Firenze poteva essere più piena, diciamocelo. E' oramai qualche anno che questa città, tolte un paio di eccezioni, non riesce a vedere le belle manifestazioni di una volta, che facciano parlare di migliaia. Ma questo è un problema trasversale, che coinvolge tutti, dai sindacati confederali in sciopero generale ai cortei delle realtà auto organizzate.

Quella indetta in seguito all'aggressione ad opera di militanti di CasaPound in piazza della Repubblica è stata una bella manifestazione: l'A.N.P.I. era in piazza a fianco del PRC e del PCL e di Firenze Antifascista e tutto si è svolto in tranquillità. Nonostante questo, resto dell'opinione che si potrebbe far edi più.
Per quanto quello dell'antifascismo sia un tema molto sentito da tutti coloro che si posizionano nel panorama della sinistra fiorentina (non ci esprimiamo poi sulla strumentalità di certi sentimenti), conciliare i vari "antifascismi" è diventato sempre più difficile.

Da una parte abbiamo l'A.N.PI., la storica associazione che riunisce i partigiani e che raccoglie l'eredità della lotta contro il fascismo. Quando nel 2005 l'associazione votò la modifica dello statuto permettendo così l'iscrizione anche a coloro non avevano combattuto durante la guerra di Liberazione, in molti sarebbero stati pronti a scommettere su un cambiamento radicale. E' vero che chi ha combattuto sui monti ha fornito un contributo che non ha eguali ma il trascorrere degli anni ha mostrato che quella lotta non è stata sufficiente. C'era la necessità di avere qualcuno che effettivamente raccogliesse quel patrimonio e fosse in grado di attualizzarlo, di adattarlo alla lotta alle nuove forme di fascismo pur mantenendo sempre viva la memoria. Il problema è che questa apertura c'è stata nei numeri, permettendo all'A.N.P.I. di registrare un'impennata della curva degli iscritti che farebbe invidia a qualunque associazione oggi, ma per quanto riguarda i contenuti, troppo spesso è rimasta sulla carta. Potremmo ricordare tantissimi episodi che hanno messo in imbarazzo militanti antifascisti, dell'A.N.P.I e non: dalle titubanze sull'aderire o meno ad una manifestazione fiorentina perché indetta da Firenze Antifascista con una piattaforma non del tutto gradita “ai piani alti” all'ultimo episodio, scandaloso, della mancata partecipazione dell'associazione alla manifestazione in difesa della Costituzione. A livello locale i compagni che lavorano con l'A.N.P.I. sono ben consapevoli della necessità di un'apertura nei confronti di tutti coloro che fanno antifascismo: proprio per questo motivo non riescono proprio ad accettare che certi veti vengano imposti in nome della tutela dei rapporti col PD. Le sezioni e i livelli locali hanno bisogno di aprirsi alla città: alle commemorazioni ufficiali di ciò che è stato va unita la conoscenza del territorio, lo studio delle nuove forme di fascismo ed una difesa effettiva dei valori della Costituzione, a partire dal lavoro. Un'associazione che non riesce ad attualizzarsi, ad attirare nuove forze, ma continua a vivere del ricordo delle gloriose imprese del passato, è un'associazione destinata a consumarsi.

Dall'altra parte abbiamo Firenze Antifascista, con tutti coloro che la compongono. Il lavoro svolto negli utlimi anni è stato enorme: dall'organizzazione di cortei ai festeggiamenti, ogni anni, del 25 aprile in Piazza Santo Spirito. Ma anche qui dobbiamo riconoscere che la capacità di mobilitazione non è più quella di qualche anno fa. Forse da una parte e dall'altra dovremmo interrogarci come mai a Firenze, non Roma o Milano, Firenze, un corteo indetto in seguito ad un'aggressione fascista vede la partecipazione di qualche centinaia di persone. Che il problema di partecipazione sia più diffuso è evidente (e lo sanno tutti coloro che provano a fare attività politica) ma un tema come quello della difesa della propria città dal fascismo avrebbe dovuto coinvolgere molto di più. Dove era il grosso dei partiti di sinistra? Dove erano le comunità che due anni fa sono scese in piazza in seguito all'omicidio in piazza Dalmazia? Dove erano gli studenti? E dove erano i grandi numero dell'A.N.P.I.? Dovremmo veramente riflettere su come a fare antifascismo a proprio modo alla fine il risultato sia questo. Le divergenze, è inutile negarlo, ci sono, sia sulle posizioni di sostanza che sulle modalità. Detto questo, non voglio credere che non sia possibile trovare una strategia comune per fronteggiare l'espansione delle associazioni neofasciste. Nella città Medaglia d'Oro alla Resistenza CasaPound, quel surrogato istituzionale che è Casaggì e anche Forza Nuova che cerca di fare da noi convegni contro La costruzione di moschee si meritano una risposta più forte.

Ovviamente ciò non è facile: a Palazzo Vecchio siede Renzi, che dell'antifascismo in pompa magna ha da sempre fatto un suo cavallo di battaglia ma che poi permette che negli spazi d'affissione comunali compaiano manifesti che fanno pura apologia di fascismo e che, in seguito alla strage compiuta da un signore che ruotava attorno a CasaPound, non ha speso mezza parola per chiedere la chiusura definitiva dei “centri sociali di destra”. Siamo nella città nella quale la sinistra è divisa per definizione, dove le sigle proliferano a dismisura e dove trovare una posizione comune pare spesso un miraggio.

Ma di certo questo non sarà un ostacolo insormontabile, no?

Immagine tratta da: www.anpioltrarno.it

Ultima modifica il Domenica, 17 Novembre 2013 23:25
Diletta Gasparo

"E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa"

Cit.

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