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Sabato, 30 Novembre 2013 00:00

La Regione Toscana e i nido: la storia del Gatto Bianco

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Di questi tempi ci vuole coraggio per lanciarsi in un'avventura professionale privata, come l'apertura di un nido. E purtroppo non sempre la fortuna aiuta gli audaci:dopo poco più di un anno dalla sua apertura chiude il Gatto Bianco, nido domiciliare di Marianna D'Alfonso.

“Ha chiuso ad ottobre, in seguito all'approvazione del nuovo Regolamento Regionale in materia di servizi educativi per la prima infanzia (D.P.G.R. n 41/R). Questo regolamento ha generato grosse difficoltà ai titolari dei nidi domiciliari”  spiega la D'Alfonso  “In primo luogo per la tempistica: il regolamento definitivo, datato 30 Luglio 2013, prevedeva la scadenza di tutte le autorizzazioni dei nidi domiciliari per il 31 agosto 2013, ovvero un mese dopo la sua comparsa. Un tempo del tutto insufficiente per apportare le modifiche”

1) Ma lei era d'accordo con le variazioni al regolamento?

In parte. L'obiettivo che il nuovo regolamento dichiara è quello di tutelare il benessere del bambino, scopo di tutto rispetto e assolutamente condiviso. Altro obiettivo importante, e condivisibile, è quello di aumentare il controllo dei servizi educativi e di migliorarne la qualità. Il servizio educativo "nido domiciliare" è ancora abbastanza nuovo, per cui era senza dubbio necessario verificarne la qualità e fissare degli standard chiari che ne garantissero il buon funzionamento. Il problema è che tali standard dovevano, a mio avviso, essere creati valutando l'effettivo funzionamento dei nidi domiciliari, non a tavolino, dimenticandosi dei servizi educativi  già esistenti e dell'attuabilità delle modifiche previste.

2) Per esempio?

Per alcuni aspetti il regolamento snatura questo tipo di servizio educativo. Prevede ad esempio che un nido domiciliare, autorizzato per un'apertura quotidiana di 8 ore, non possa essere gestito da un'unica persona. Tutti i giorni, indipendentemente dal numero dei bambini presenti, si dovrebbero alternare due educatori. Se si tiene presente che è un piccolo servizio educativo, che accoglie massimo sei bambini, si capisce quanto sia critica questa richiesta, a maggior ragione quando i bambini presenti sono due o tre. Secondo le precedenti disposizioni, un nido domiciliare aveva solo l'obbligo di prevedere un secondo educatore da chiamare in caso di necessità. Anche secondo l'opinione dei vari commercialisti consultati dai nidi domiciliari tale regolamento crea un' obiettiva situazione di disagio di difficile risoluzione. I titolari dei nidi domiciliari ancora aperti, infatti, mi hanno anche recentemente confermato di aver  trovato solo soluzioni provvisorie e che, se il regolamento non cambierà, si troveranno ad affrontare una situazione davvero difficoltosa.

3) Però stringono i denti. Perché non ha tentato anche lei di resistere?

Il mio nido aveva aperto da appena un anno e la sua attività procedeva  a gonfie vele. Il servizio era ricercato e molto apprezzato, fin dal primo mese ho avuto il nido al completo.  Ma l'uscita del nuovo regolamento mi ha spiazzata: prospettava nuove difficoltà in una fase ancora non solida. Non mi sono sentita di affrontare tali difficoltà, né di vivere una fase di ambiguità. Non mi sembrava corretto neanche nei confronti delle famiglie, alle quali credo sia giusto dare sicurezza e continuità. Quindi pochi giorni dopo l’uscita del nuovo regolamento ho deciso di chiudere. Ho poi usufruito di una sorta di proroga che il comune di Firenze ha concesso, e così ho tenuto aperto il nido fino a metà ottobre. Questo ha permesso  alle famiglie che contavano sul mio nido di trovare soluzioni alternative con un po’ più di calma”

4) Che reazione hanno avuto le famiglie alla notizia della chiusura?

Forte. Sia quelle che già mi conoscevano, sia quelle che chiamavano (e continuano a chiamare) per avere informazioni sono rimaste tristemente colpite dalla  notizia ed anche dalla possibilità che altri servizi analoghi possano chiudere. In questi ultimi anni, la richiesta di nidi domiciliari era assai aumentata, perché forniscono professionalità unita ad un ambiente piccolo, controllato e familiare. Una situazione ideale per le prime esperienze educative di un bambino, di cui le famiglie avvertivano sempre più il valore.

Che dire, ci auguriamo che questa preziosa fonte non si debba estinguere completamente, che la qualità e la burocrazia si mettano d'accordo a favore di un servizio che ha tutte le carte in regola per potersi sviluppare in modo da essere un valido aiuto per le famiglie.

Ultima modifica il Lunedì, 29 Gennaio 2018 13:04
Bianca Porciatti

Classe 1986, senese di nascita e fiorentina d'adozione.

Laurea triennale in psicologia, educatrice, interprete di lingua dei segni e aspirante giornalista, da sempre interessata al sociale e all'ambito dell'istruzione.

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