In Tunisia gli islamisti di Ennahda, vincitori delle scorse elezioni (le prime del dopo Ben Ali) si fermano al 31% venendo superati da Appel de la Tunisie, formazione politica laica guidata dall'ex premier Essebsi e dall'ex sindacalista dell'UGTT Baccouche. In crescita il Fronte Popolare di Hamma Hammami che otterrebbe 12 deputati. Un risultato - quello delle legislative - che dovrebbe delineare il risultato delle prossime elezioni presidenziali (previste in novembre) e che non vedranno la partecipazione (per ragioni di opportunità politica) del movimento islamista.
In Brasile la Presidentessa uscente Dilma Rousseff si conferma (anche se poco sopra il 51%) battendo il candidato delle destre (e di tutti gli anti-petisti) Neves del PSDB. Una vittoria non scontata, quella dell'ex guerrigliera Dilma, che contribuisce a consolidare nel suo complesso il percorso progressista intrapreso non soltanto dal gigante lusofono ma anche da buona parte del continente latino-americano.
In Uruguay il candidato del progressista Frente Amplio Tabaré Vazques andrà al ballottagio con il candidato del Partito Nazionale Luis Lacalle. A dividere i due oltre 17 punti di scarto a vantaggio del già presidente e - con ogni probabilità - successore di Mujica. Fermo al 12% il candidato del Partido Colorado. La coalizione progressista conferma la maggioranza sia nella camera bassa (50 seggi su 99) sia al Senato (15 seggi su 30).
Elezioni anche per il rinnovo della Verkhovna Rada ucraina (non hanno votato oltre ai neorussi crimeani anche nella parte di Donbass controllata dalle Repubbliche di Lugansk e Donetsk). I primi dati - oltre a mostrare un'affluenza poco superiore al 40% - sembrano consegnare un parlamento tutto in mano alle forze oligarchiche e nazionaliste (intorno al 21% sia il blocco che fa capo all'attuale presidente Poroscenko che quello del capo del governo Yatsenyuk). Più popolare, sembra, in occidente che in patria l'ex detenuta per abuso d'ufficio - e graziata in clima di Maidan - Timoshenko, ferma a poco più del 5%. Vicino al 10% il raggruppamento (erede elettorale del Partito delle Regioni) "Blocco dell'Opposizione" dell'ex ministro Boyko. Fuori dal parlamento i comunisti che, tramite il proprio Segretario Simonenko, non riconoscono la consultazione valida.