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Lunedì, 05 Maggio 2014 00:00

La sedia della felicità

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Il 22 Gennaio è un giorno bruttissimo per il cinema negli ultimi anni. Due esempi su tutti: nel 2008 morì a New York, Heath Ledger. Un grande talento cristallino. Nemmeno trentenne, stava per ricevere il premio Oscar per l’interpretazione estrema di Joker nel “Cavaliere Oscuro” di C.Nolan e stava completando le riprese per “Parnassus” di Terry Gilliam.

Quest’anno è toccato al cinema italiano: il 22 gennaio 2014, dopo una lunga malattia, moriva a Padova Carlo Mazzacurati. Paolo Sorrentino, agli Oscar, ha dedicato la statuetta anche a lui, per il suo coraggio. Tutto cominciò nel 1987 con “Notte italiana”, grazie al contributo di Nanni Moretti e del produttore Angelo Barbagallo che poi fondarono la Sacher.

Poi arrivarono altri 15 pellicole tra cui citiamo “Il toro” con Diego Abatantuono, “La lingua del santo” con Fabrizio Bentivoglio e Antonio Albanese, il riuscito “La giusta distanza” con Valentina Lodovini e Giuseppe Battiston fino ad arrivare a “La passione” con Silvio Orlando, Giuseppe Battiston e Corrado Guzzanti.

Il 24 Aprile 2014 è uscito in sala l’ultimo film del grande Mazzacurati dove tutti i principali attori con cui ha lavorato hanno voluto tributargli un sentito omaggio. In più a questo saluto hanno partecipato anche Isabella Ragonese (protagonista di “Tutta la vita davanti” di Virzì) e Valerio Mastandrea.

Il cinema di Carlo Mazzacurati nasce proprio dalla provincia, dal suo nord-est, dall'affetto per i luoghi marginali, abitati da gente comune. Dietro a questi luoghi si nasconde il desiderio di raggiungere la ricchezza della vita semplice, di accettarne con serenità le debolezze e i vizi. È un mondo di losers (perdenti), gente che la ricchezza non la vivrà mai, pur sforzandosi.

Anche ne “La sedia della felicità” si parla di questo.

Mazzacurati fece una ricerca basata su una diceria su un film di Mel Brooks, Il Mistero delle 12 sedie. Sembrava che fosse tratto da un racconto russo. Carlo scoprì che la novella nasceva da una trasmissione radiofonica che due autori sovietici (Ilf e Petrov) avevano composto per la radio negli anni ’30 e poi l’avevano scritta e pubblicata ottenendo una fortuna.

Partendo da questo presupposto, scrisse il film. Bruna (Ragonese) è un’estetista, Dino (Mastandrea) è un tatuatore. E poi c’è padre Weiner (Battiston). Cosa accumuna questi sgangherati personaggi? La povertà e la ricchezza d’animo.

La prima è stata tradita dal fidanzato e fatica parecchio perché la sua piccola impresa ha dei problemi ad ingranare, il secondo è stato lasciato dalla moglie (che ha pure il figlio con lei) e vive nel suo negozio di tatuaggi, il terzo è un “prete” che ha investito tutti i suoi averi nei videopoker, compresa una buona fetta della sua chiesa.

Per fortuna c’è Norma Pecche (Katia Ricciarelli), madre di un bandito, che in carcere sta per morire. In punto di morte rivela un segreto a Bruna che le sta facendo le unghie: ha nascosto un tesoro in una delle sedie del suo salotto. Anche padre Weiner, che sta per darle l’estrema unzione, sente questo “discorso”. Così i due, ognuno per fatti propri, cercano di arrivare al tesoro. Ma la dimora della sedia è sconosciuta perché la villa è sotto sequestro. Bruna allora coinvolge anche Dino, che accetta perché anche lui non naviga nell’oro.

Se il toro nell’omonimo film del 1992 rappresentava il miraggio di fare soldi, qui questa sedia rappresenta il rilancio di questi tre personaggi, molto diversi tra di loro ma in realtà molto compatibili e ben assortiti. Intorno a loro c’è solo aridità e una grossa crisi: economica, di idee,di morale asservita al capitalismo e all’arrampicata sociale.

Ebbene sì, questo è un buon film che va ad aggiungersi al buon cinema italiano. Carlo Mazzacurati ha voluto lasciarci con il sorriso e ha saputo farlo bene. Si ride parecchio e con gusto dall’inizio alla fine. Il ritmo è quello giusto, l’humour è coinvolgente (Battiston a caccia del tesoro con l’ape della “parrocchia Santa Pellegrina” è da antologia, la seduta spiritica con Milena Vukotic altrettanto). Ma è l’umanità e la genuinità del racconto a cui Mazzacurati teneva di più.

La cosa che mi stava più a cuore era riuscire a tenere insieme il senso di catastrofe, verso cui sembra che tutti stiamo correndo, con l’energia e la voglia di riscatto che nonostante tutto si sente in Italia”.

Eh già, Mazzacurati ci ha visto giusto. Il tuo distillato di cinema popolare ci mancherà. La tua ironia anche. Speriamo solo di trovare la nostra sedia della felicità,constatando che ci hanno portato via un altro grande.

Adieu Carlo.

VALUTAZIONE: ****
TOP: gli attori,l’ironia,la regia accorta,il ritmo della storia,l’ambientazione e alcuni connotati politici. Alcune scene divertenti,geniali.
FLOP: purtroppo è l’ultimo film di Mazzacurati…
LA SEDIA DELLA FELICITA’ (Italia 2014)
Di Carlo MAZZACURATI
Cast: Valerio MASTANDREA, Isabella RAGONESE, Antonio ALBANESE,Fabrizio BENTIVOGLIO, Giuseppe BATTISTON, Katia RICCIARELLI, Silvio ORLANDO
Distribuzione: 01 Distribution – Rai Cinema
Durata: 94 minuti

Immagine tratta da: www.cameralook.it

Ultima modifica il Lunedì, 05 Maggio 2014 08:56
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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