I liberal-democratici hanno ottenuto complessivamente 291 seggi (223 eletti nella quota maggioritaria e - con il 33,1%, pari ad oltre 17.600.000 voti - 68 in quella proporzionale) perdendo - nonostante la crescita di circa cinque punti percentuali nella quota proporzionale - 4 seggi (tutti quelli espressi dalla Prefettura di Okinawa conquistati dall'opposizione). Il calo di seggi del PLD è stato compensato dalla crescita della formazione alleata che ha ottenuto 35 seggi (contro i 31 del 2012), nove eletti con il maggioritario e 26 (con il 13,71%) nella quota proporzionale.
All'opposizione lieve è la crescita dei democratici (con il loro presidente Banri Kaieda che, non rieletto, ha rassegnato le proprie dimissioni) passati dai 57 seggi (poi saliti a 63 per la confluenza nel corso della legislatura di membri del defunto partito centrista Minna no To e del Partito della Vita delle Popolo) del 2012 ai 73 ottenuti domenica scorsa (38 eletti con il maggioritario e, con il 18,3% - una crescita di tre punti rispetto al 2012 - 35 nella quota proporzionale).
Un risultato discreto, quello dei democratici, ma che non impensierirà nel breve-medio periodo la coalizione conservatrice. D'altronde, la stessa leadership del PDG non credendo alla vittoria - e preferendo probabilmente far scottare Abe dal fuoco della recessione - aveva presentato nei collegi uninominali un numero incredibilmente basso di candidati (paradossalmente anche qualora i portabandiera democratici fossero stati tutti eletti il PDG non avrebbe comunque ottenuto la maggioranza).
Conferma i propri numeri il Partito dell'Innovazione di Toru Hashimoto. I 41 seggi (11 gli eletti al maggioritario e, con il 15,7%, 30 quelli al proporzionale) fanno della formazione dell'ultradestra guidata dal sindaco di Osaka la terza della Camera bassa.
Quasi sparito invece il gruppo capeggiato dell'ex sodale di Hashimoto: il Partito delle Future Generazioni di Ishihara. La formazione guidata dall'ex governatore di Tokyo - co-leader insieme ad Hashimoto del Partito della Restaurazione del Giappone recentemente dissoltosi - ha ottenuto soltanto due seggi: un crollo rispetto ai 19 deputati uscenti. Fuori dal parlamento lo stesso Ishihara.
Straordinario l'incremento del Partito Comunista che quasi triplica i deputati rispetto al 2012. I 21 deputati comunisti sono stati eletti tutti nella quota proporzionale (11,3% la percentuale contro il 6,1% del 2012 che equivale a poco più di sei milioni in voti contro i 3.689.000 del 2012) ad eccezione di Seiken Akamine, parlamentare di lungo corso, nativo di Naha, eletto in un collegio maggioritario della Prefettura di Okinawa con il sostegno del neo-governatore Onaga, della neo-sindaca di Naha Shiroma, del Partito della Vita del Popolo e dei Socialdemocratici (che proprio ad Okinawa hanno ottenuto uno dei loro due eletti). Era dal 1996 che i comunisti non ottenevano eletti nella quota maggioritaria della Camera dei Rappresentanti.
(con informazioni di Japan Press Weekly 3 – 9 dic. 2014 e japantimes.co.jp)