Che l’avvenir va preso,
con audacia e nel giusto
si deve alzar la voce,
come levarsi d’un vento senza grinfie.
E la fatica pesa meno
se è buono il sentimento a dar vigore,
dieci mani son mille
e non stanca il passo.
E leggero arriva il sole
fra quel chiaro di nubi a salutare,
ad ammirare forza che è tanta
a varcar coscienza e il bel guardare oltre.
Che l’occhi si son fatti per mirar realtà
ma di luce immensa brillano
nel momento in cui si sogna e sono aperti
ed è forza d’impeto a dettar marcia.
Marcia di gioventù,
di vita e di speranza,
che se si spera non si muore,
che il fanciullo dentro noi mai è sazio.
Neppur fra cento rughe s’aggrinza
chi prende fiato
fra una notte e un’alba
nel tassellare il futuro d’altri.
Il cielo è pronto ad empirsi di stelle
per chi non teme tempi bui,
e queste grida, queste risate,
sono un rallegrar dell’anima.