Una delle eredità meno piacevoli del positivismo ottocentesco, che ha avuto un revival nelle impostazioni riduzionistiche conseguenti allo sviluppo novecentesco della biologia molecolare, e ancora oggi sperimenta periodici e più o meno transitori ritorni di fiamma, è rappresentata dall’applicazione acritica di modelli evolutivi biologici al comportamento e alla cultura umana. Se non è stato difficile confutare, a livello intellettuale ma soprattutto politico, la prima, piuttosto rozza versione di questa proposta intellettuale, rappresentata dal Darwinismo sociale, le numerose ipotesi relative all’idea che lo sviluppo culturale e la posizione sociale siano, almeno parzialmente, determinate da fattori innati risultano in qualche modo più subdole e seducenti.

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Il risultato elettorale: ha vinto l'altra nazione?

«Ha vinto il partito dell’altra nazione»

 - Claudio Cerasa, 5 marzo, 00:29 

Il risultato elettorale del 4 marzo è non soltanto tellurico ma, ancor di più, incomprensibile a prima vista.

Viene duramente punita la coalizione di governo, che si attesta al 23%, mentre sono premiate le forze di opposizione e, tra queste, quelle più antisistema (M5S 33%, Lega 17%).

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In un mondo libero non ci sarebbe una guerra contro i poveri, ma contro la povertà

Spesso sento parlare di “mondo libero”, e di quanto sia bello farne parte.

Sulle prime, ammetto, mi faccio contaminare da questa gioia condivisa da molti miei connazionali: ”sono libero!”, mi dico. Compro, mi muovo, voglio scrivere su Facebook una cosa contro Tizio o Caio? Lo faccio.

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Giovedì, 13 Giugno 2013 23:51

Le classi sociali e il web

Intervista a Carlo Formenti a cura di Dmitrij Palagi

1) In apertura al tuo libro “Se questa è democrazia” hai scritto che il sistema dei media ha svolto un ruolo fondamentale nel passaggio dal modo di produzione fordista a quello attuale. Partiamo quindi dal capire in cosa è consistito questo passaggio?
Fino a un recente passato l’economia occidentale si è fondata su un modo di produzione caratterizzato dalla standardizzazione di processi produttivi di tipo meccanico (catene di montaggio e robot), funzionale a un mercato che doveva sfornare beni di consumo durevoli, cioè prodotti di massa standardizzati. Poi c’è stato, in primo luogo, il passaggio a una tecnologia di tipo diverso, quella digitale, che sforna prodotti “personalizzati” (le virgolette sono d’obbligo

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