Retrotopia: l'ultimo saggio di Zygmunt Bauman
Recensione dell'ultimo lavoro del sociologo polacco
Il ventesimo secolo che si è aperto con il movimento futurista si è chiuso con una epidemia di nostalgia. Di fronte a un futuro che spaventa e un presente gravido di miserie materiali e spirituali, il passato sembra essere per molti cittadini della società liquida globale un rifugio rassicurante. Nel suo ultimo saggio, uscito a settembre per Laterza e scritto poco prima di morire, Zygmunt Bauman prova a tracciare le coordinate di un diffuso sentimento di ritorno a “un passato perduto, rubato, abbandonato ma non ancora morto”. Gli anni della retrotopia prendono svariate forme ma riflettono la perdita di certezze e di punti di riferimento della tarda modernità.
Di voucher e mercato del lavoro (a dieci mani)
La memoria rischia di essere sempre un ottimo motivo per sfuggire al presente, sviare responsabilità e giustificare azioni altrimenti opinabili. Lo studio del passato rientra in una cultura umanistica fraintesa, dove gli eventi vengono poco valorizzati e spesso celebrati, a partire da un centenario della Rivoluzione d'Ottobre in cui molti bramano di poter essere in Piazza Rossa, mentre pochi rifletteranno in modo efficace sulla sua attualità. La differenza tra celebrazioni ed anniversari è sottile, secondo un professore fiorentino di storia contemporanea: si gioca sulla distanza tra il ricordo di qualcosa di morto e la valorizzazione di processi ancora in corso.
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