Il governo Renzi ci inonda ogni giorno di dichiarazioni entusiastiche sul piano Juncker, che, ci viene detto, consiste di 315 miliardi complessivi di euro di investimenti dell’Unione Europea, a partire da giugno 2015 e che dureranno un triennio. Ma Il Sole 24 Ore ha titolato che di 21 miliardi di euro in realtà si tratta, la Repubblica ha sollevato dubbi sul realismo del passaggio, attraverso vari meccanismi, da 21 a 315 miliardi, e lo stesso scrivono più media europei, tra i quali Le Monde.
Jean-Claude Juncker, fino a pochi mesi fa e per otto anni a capo dell'Eurogruppo (l'organismo del ministri economici e finanziari della zona euro), primo ministro del Lussemburgo da diciotto, capo di un partito democristiano al governo in questo paese, da solo o in coalizione, dal 1944, si è dimesso a seguito della scoperta che i servizi lussemburghesi di intelligence spiavano alcuni concittadini. Juncker avrebbe trascurato di “controllare” i servizi ecc. Il Lussemburgo è un paese di meno di mezzo milione di abitanti, i suoi servizi non servono obiettivamente a niente che gli possa essere utile, ma al tempo stesso è una potenza finanziaria di tutto rispetto, nella sua veste di ex paradiso fiscale: niente di strano che lo spionaggio vi riguardi figure trafficate in qualcuno degli affari sporchi del pianeta oppure impegnate in finanziamenti di ricerca o industriali di portata strategica. Però, alt! Perché mai i servizi lussemburghesi dovrebbero spiare, anziché proteggere, tali loro concittadini? Violare quel segreto bancario che tutela figure i cui soldi arricchiscono il Lussemburgo?
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