Esiste un mondo a venire? Saggio sulle paure della fine di Danowski e Viveiros de Castro (di seguito, “gli Autori”1), per i tipi di Nottetempo, è dichiaratamente più un saggio politico, che si vuole inserire nel filone emergente delle riflessioni sull'Antropocene, che un lavoro scientifico, come gli autori dichiarano nella nota 25 a pagina 62.
In questo articolo, quindi, cercheremo di concentrarci sugli aspetti più strettamente politici, lasciando gli aspetti scientifici a margine. Dobbiamo però da subito confessare una difficoltà non irrilevante: nel testo antropologia, filosofia e politica sono strettamente collegate e messe a confronto, e quindi non sempre è possibile (o legittimo) separarle criticamente.
Uccidere il dissenso: è morta Lesbia Yaneth Urquía, compagna di lotte di Berta Cáceres
“Non è facile essere donna leader dei movimenti di resistenza indigena. In una società incredibilmente patriarcale le donne sono estremamente esposte, devono affrontare circostanze molto rischiose, campagne maschiliste e misogine. Il machismo si trova in ogni aspetto dell’esistenza. Questa è una delle cose che può più pesare nella scelta di abbandonare la lotta”: queste sono le parole che Berta Cáceres pronunciava poco meno di un anno fa in un’intervista rilasciata a Eldiario.
Parole di consapevolezza della difficoltà di essere non solo un’attivista indigena, ma soprattutto una donna in lotta contro tanti poteri forti, primo fra tutti quello maschile. Nonostante le avversità e la paura Berta però ha continuato a lottare, fino al giorno della sua morte avvenuto il 3 marzo, quando è stata assassinata mentre dormiva nella sua abitazione a La Esperanza, da uomini armati.
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