Da il manifesto del 5 dicembre 2017
Lente e atomizzate: le inchieste di Arezzo su Etruria
La pratica delle inchieste “atomizzate” non è certo nuova: fra i magistrati della pubblica accusa c’è da molto tempo una “franca discussione”, in privato, su un meccanismo formalmente legittimo ma che finisce, spesso a causa delle decisioni di questo o quel giudice (ad esempio sulla competenza territoriale), per smembrare indagini anche molto delicate. Nel caso della procura di Arezzo invece quello che colpisce è l’atomizzazione di partenza: perché la tranche di indagine che riguarda la vendita nel 2013 di sub-obbligazioni alla clientela di sportello, quella ricordata dal quotidiano “La Verità” e che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Pier Luigi Boschi, è stato il detonatore dell’intero affaire Banca Etruria.
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