Domenica, 31 Maggio 2015 00:00

La FIFA di uno scandalo annunciato

La FIFA di uno scandalo annunciato.

Un terremoto, uno sconquasso quello apertosi per la Fédération Internationale de Football Association, conosciuta semplicemente con il celebre acronimo FIFA. L’organo per eccellenza, istituzionalizzato del mondo del calcio, con sede a Ginevra guidato ormai da quattro mandati dallo svizzero Sepp Blatter.
L’organo fu fondato a Parigi il 21 maggio 1904 e si occupa tutt’oggi dell'organizzazione di tutte le manifestazioni intercontinentali di calcio futsal e beach soccer. Gli interessi che girano attorno ad un organizzazione così importante, organizzatrice e promotrice dell’evento sportivo più importante del mondo (il mondiale di calcio) sono innumerevoli.
Nell’era del capitalismo più sfrenato purtroppo non stupisce tutto ciò, come non stupisce il teatrino smascherato, forse con colpevole ritardo, in questi travagliati giorni per il mondo del pallone e non solo.

Lo scandalo è scattato con arresti all’alba della mattinata dello scorso 27 Maggio. Il casus belli determinante riguarda un capitolo d’inchiesta per le tangenti nella Fifa relative all'assegnazione dei mondiali e ad alcuni accordi per marketing e diritti tv, indagine partita addirittura dagli Stati Uniti. Sono stati arrestati nel blitz di Zurigo sette dirigenti dell'organo di governo del calcio mondiale presto estradati negli Usa. La sfondo della farsa è stato il Baur au Lac, l'hotel dove si svolgeva il meeting annuale della Fifa durante il quale il presidente uscente Sepp Blatter affrontava la sfida del principe giordano, Ali bin Al Hussein.
Joseph Blatter risulta indagato dalla stessa Fbi ma per ora non è inserito tra i volti identificati dal dipartimento della Giustizia Usa, i quali sono accusati di corruzione.
Il filone d’inchiesta ha fatto emergere pure il nome di un’importante azienda celebre per la “vestizione” degli atleti.
Tutti temi da sviluppare, tutti temi da far emergere con chiarezza, finalmente.

Blatter è stato rieletto, tutto ciò però non cancella le ombre su un personaggio piuttosto ambiguo, con un modo di intendere il mondo del calcio come un esclusivo affare personale. L’uomo d’affari svizzero non arriva agli alti onori della cronaca (nera), solamente ora dopo quattro mandati presidenziali. Le voci di dissenso durante il suo governo sono state diverse.
Ricorderò sempre una in particolare, fomentata da un acerrimo nemico del sopracitato presidente Fifa. Parole, slogan a firma Diego Armando Maradona. Era l’estate ’94, si giocavano negli Stati Uniti i mondiali di calcio arrivati in quell’occasione alla loro quindicesima edizione. Maradona, poco prima di essere fermato poiché risultante positivo al test antidoping, urlò al mondo dopo uno splendido gol all’incrocio dei pali contro la Grecia, il proprio dissenso verso Blatter quel modo di fare politica e la sua voglia di rivincita e riscatto.

Bisogna fare le dovute premesse, Diego è e sarà sempre ricordato come una persona con forti criticità a volte i suoi eccessi hanno rappresentato la sua rovina, però quell’urlo riuscì a colpire un bimbo di 6 anni. Sono passati ben 21 anni. Il calcio si è completamente chinato alle logiche speculative e ultra commerciali, forse uccidendo la passione insita quando istintivamente vedo e vediamo quando rotola un pallone. Lo scandalo Fifa era assolutamente preventivabile, come era assolutamente preventivabile il legame forte tra i grandi capitali (quelli poco trasparenti e il più delle volte sporchi) e l’organo rappresentativo dello sport più amato al mondo. Non mi stupisce tutto ciò, mi stupisce la voglia di conservatorismo ideologico che alberga in quel mondo e negli universi paralleli che lo circondano. Negli anni anche in Italia abbiamo assistito a scandali di corruzione e truffe indecorose. Il tifo, la passione i colori inflazionati completamente rispetto alla becere logiche di mercato. Qualcuno però, in un lungo bagno d’umilità, ha mai cercato veramente un’alternativa?

La risposta è chiaramente negativa, e lo vediamo anno dopo anno. Società dichiarate fallite, accordi tesi a monopolizzare il mercato dell’offerta mediatica per seguire anche solo per svago una partita di pallone, a noi le briciole di uno sport completamente snaturato. Il calcio, lo sport di squadra per eccellenza ormai diventato la gara dell’individualismo. Le alternative però che il calcio popolare negli anni ha provato a dare ci sono e con mille difficoltà resistono e danno fantastiche risposte. La nostra penisola è costellata di progetti nati esclusivamente dal basso, tesi a far rinascere la vera passione per questo sport. Azionariato popolare, partecipazione collettiva, impegno sociale; tanti esempi: Quartograd, Spartak Lidense, Ardita e così via. Può però bastare?

Sicuramente è un inizio positivo e assolutamente meritorio, è necessario però capire come far sposare questi bellissimi fuochi di “rivolta” con l’attuale stato delle cose che ci circondano, perché il calcio e gli sport in generale tornino veramente ad essere patrimonio di tutti e tutte. Gli organismi di controllo del calcio sia a livello continentale che mondiale subiscono l’influenza eccessiva di super capitali privati, ripartire da una “nazionalizzazione” dello sport sarebbe già un passo avanti. Sicuramente garantirebbe più controllo ed eviterebbe furbate di mercato (diritti tv ecc.)
Chiosa finale; il calcio è uno sport popolare, nelle periferie (come già anticipato precedentemente) di Roma, Napoli e via dicendo è tornato ad assumere la connotazione originaria. I valori veri quello che esso reca sono incontrovertibili, quelli no gli scandali non ce li porteranno mai via.

Pubblicato in Società

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