Il 1787 è una data da non dimenticare per chi riflette sul futuro dell’Europa. In quell’anno gli Stati Uniti nascevano ufficialmente come entità politica, come stato federale, in forza dell’approvazione alla convenzione di Philadelphia della Costituzione degli Stati Uniti d’America.
Evento non da poco, considerato interessante più che importante dagli Europei che in casa loro avrebbero vissuto a breve l’epopea rivoluzionaria francese. In sostanza passò in secondo piano – perché certamente non se ne potevano ancora immaginare le prospettive – la fondazione di un nuovo Stato fuori dal Vecchio Continente, con di fronte uno splendente avvenire.
Facciamo alcune precisazioni: gli Stati Uniti non si fecero in un giorno, avevano una popolazione affatto omogena – seppure a maggioranza inglese –, una miriade di orientamenti religiosi, barriere doganali interne, un sistema produttivo completamente differente tra stati del nord e del sud. Non dimentichiamo che gli Stati Uniti vissero una guerra civile prima di trovare – o imporre – una comunione di intenti nella politica interna ed internazionale. Banalità che è sempre bene ricordare, perché ci aiuta a riflettere su cosa si fece in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale.