Puccini e Montaldo, chiude con questi due nomi, garanzia di qualità, la stagione lirica del Carlo Felice. La Turandot (in replica fino al 21) - già rappresentata numerose volte a Genova e numerose volte con la regia del maestro genovese - è un capolavoro completissimo a dispetto dei tanti sofismi su una sua incompiutezza che pur materialmente verificatasi (a causa del cancro alla gola che divorò Puccini prima della stesura definitiva realizzata dall'allievo Franco Alfano) non ha inciso in maniera tale da stravolgerne l'essenza della storia (discutere poi sulla qualità dello svolgimento del libretto è altro affare).
Traspare comunque tutto l'impegno di Puccini nella ricerca dell'oriente misterioso e violento e la sofferta sperimentazione di un suono che restituisca relamente un pezzo della Cina antica (persino un carillon fornì l'ispirazione al maestro toscano) rispolverata però con qualcosa che è già novecento: è già cinema, movimento, trionfo di fiati, potenti insiemi.
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