Ascolti i Misère de la Philosophie e sembra di ritrovarsi in un vortice di sonorità diverse, perfettamente uniformi nel loro insieme. La band piombinese, nata nel 2010, ha qualcosa che colpisce al volo l’ascoltatore: la capacità di legare l’italiano a suoni zeppi di psichedelia e a riff rock che non annoiano, anzi. Già, perché l’italiano è una lingua con una musicalità infinita: basta farla funzionare e non ucciderla trasformandola in una banalità. “L’italiano per noi rappresenta una prova alla quale abbiamo dedicato tutto il nostro lavoro” ci dicono i MDLP. E non voglio mettere un freno alle mie valutazioni positive confessando che il cantautorato del quale sono bagnati i brani di “Ka-Meh”, il loro primo album, non rappresenta per nulla una banalità, bensì un ottimo lavoro, elaborato con attenzione e cura, teso a non annoiare e a non semplificare dei testi dai significati particolari e precisi.

 

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