Italian theory: se esiste che si sporchi le mani
In un articolo di qualche tempo fa, pubblicato dal sito Le parole e le cose, Barbara Carnevali lanciava una provocazione contro il «simulacro di filosofia» che ha preso recentemente piede nelle università di tutto il mondo (occidentale), definibile secondo la filosofa con il termine «Theory»: «un amalgama di idee e formule di varia provenienza disciplinare (prevalentemente filosofia, psicanalisi e sociologia), estratte da un canone di autori disparati ma accumunabili in una generica postura radicale (Marx, Nietzsche, Lacan, Foucault, Deleuze, Bourdieu, Agamben, Said, Spivak, Butler, Žižek, l’onnipresente Benjamin, l’uscente Derrida, la new entry Latour…), fuse in un solo crogiolo e ridotte a un’agenda tematica angusta: il potere, il bios, il genere, il desiderio e il godimento, il soggetto e le moltitudini, la coppia dominanti-dominati, il capitale e lo spettacolo, etc»1.
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