Nato a Licata, provincia di Agrigento nel Dicembre del 1988.
Da sempre appassionato a tematiche sociali e culturali. Convinto che la conoscenza sia crescita.
La mia libertà, il mio pensiero, la cosa più importante, se si sposa con la libertà e il pensiero del mio prossimo.
Tramonti inesplorati
Muore il paese al suono sordo
d’un cuore che non batte più,
e base per altezza mai è uguale
quando si tratta di morte o di vita,
si misurano soli i giorni
e il numero di tramonti è inesplorato,
si piega l’alba
al volere non umano.
Eutropia
Macerie di giovinezza siamo,
eppur fiorisce dalla polvere
il rifiuto
a piegarsi,
a chi ci ha resi logici
nell’agire,
a chi ha spiegato
che le cose fatte bene
non debbano aver grazia,
sia la forma storta dello scultore
né i colori multipli del pittore.
Come il cielo neppur il pensiero vuol padroni.
Libero è l'uomo
Libero è l’uomo che può dire
che l’uomo al suo fianco è libero.
Libero di pensare,
libero d’agire purché non rechi danno,
libero d’amare.
Ciò che non è sete
Avanza il deserto
a divorare folla,
intorno a me il tutto
e il nulla
a indossare medesima maschera,
miriade di suoni
tutti sordi,
valore non c’è
nel tintinnare dell’oro al braccio,
secche mani a dissetare ciò che non è sete
ma solo agonia
di pensiero che vuol tacere,
e urla unanime la pigrizia dell’amare,
soffocato il diritto ad essere,
e fra le luci
nessuna, a illuminar davvero.
Inferno su Capaci
Quando l’inferno si fece strada
era di maggio,
era d’agrumi l’aria
su Capaci,
era giustizia ad avere voce
e la volevano muta,
erano tanti,
uomini in rosso di stragi
e neri per castelli detti democratici.
Marcia della gioventù
Grigio di cielo
e grandine a cadere,
tenta di spegner l’ardor di battiti
di cuori giovani e prestanti.
La bandiera dell’artista
Attento a ferir l’artista
ch’egli lascia traccia,
può giocare coi colori e con parole
e segna via a seguire
per chi nel recinto non sa stare,
può disegnare orizzonti verosimili quanto il cielo
oltre le staccionate,
attraente sorgente d’acqua fresca,
la stessa che potremmo avere tutti
se non ce la rubassero e sporcassero
per sfamare le sporche lussurie
fatte di lustrini e vantarsi di lustri che non hanno.
Colpevole sono
Egoista sono stato fino ad oggi
perché pregato non ho per la pace,
nelle mie richieste ai cieli
posto non vi è stato per i sofferenti e i bisognosi,
per tutti coloro
che le notti trascorrono
ad ascoltar il fischiar dei razzi
sulle proprie teste
e la paura sotto le lenzuola.
Gli occhi di un bambino che piange
Gli occhi di un bambino che piange
nuovo dolore mi arrecano;
si asciuga le lacrime
con un fazzoletto logoro,
come logori gli stracci che ha per vesti
e come le mani
così piccole e già callose;
piange, perché forse
genitori più non ha,
o forse patisce solo i morsi della fame,
e gli orrori della guerra
subisce tutti i giorni.
E io inerme
non so che darei
per poter carezzargli il viso
e consolargli il pianto.
L’esule
Sarà primavera ma non è gioiosa,
è fredda e lugubre
per passione non sopita
ma demolita,
sfacciata a realtà.
Di quella realtà che sa di partenze,
forzate, non volute,
lontane da casa,
che qui altro non c’è
che godersi sole e mare,
ma il sandalo scalza d’inverno
e la mano al lavoro non è richiesta.
Ti possono salvare
o belle labbra da appoggiare a natiche,
o la fortuna,
che non si fatica per gente sana di pensiero.
E trema la voce all’esule
a chiamare casa.
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).