Anche se in ritardo rispetto all’approvazione della legge di conversione del decreto, con annessa entrata in vigore, andiamo ad analizzare la terza parte del dispositivo in materia di trattenimenti, espulsioni e procedure di asilo. Hanno votato a favore dell’adozione, oltre a M5s e Lega, anche FdI e Forza Italia. Al momento della proclamazione del voto, dai banchi della maggioranza, in particolare da quelli della Lega, si è levato un boato di soddisfazione.
Con i decreti legge Minniti-Orlando del 2017 tutto questo trova piena realizzazione: “Daspo urbano” e militarizzazione delle città, “grazie” agli accordi con la Libia (e qui non stiamo a sottolineare la situazione di caos presente in questo paese, in cui intere zone sono sotto il controllo di milizie armate), “i respingimenti in mare diretti e «per procura» alle autorità libiche diventano uno strumento ordinario di controllo degli ingressi”1, così come i trattenimenti nelle carceri libiche (in cui i diritti umani non vengono minimamente rispettati).
«E poi ascoltatevi un po’, mentre vi servite di questa parola, integrazione. Questa parola debole. Come si fa ad essere così maldestri? Guardate com’è rivelatrice di tutta la malafede che c’è in voi. Chiederci di integrarci dopo che siamo qui da due o addirittura da quattro generazioni è una vera presa per il culo. Voi credete che integrandoci riuscirete a domare le periferie, a ridurre la criminalità? Detto fra noi, i francesi amano questa parola, integrazione, perché fa’ credere loro di essere in grado di addomesticarci. Ma noi non siamo animali selvaggi. Lo sapete?… voi avete invertito i ruoli. Non sta a noi fare lo sforzo. È troppo tempo che ci facciamo il culo a spaccare le vostre vecchie strade con il martello pneumatico, ad assemblare i binari dei vostri treni con la fiamma ossidrica o a posare sul cemento le nuove piastrelle del vostro bagno. Non ci integreremo, perché questa parola è ripugnante. Sa di campo di correzione. […] Noi non aspettiamo con finta trepidazione che voi ci accettiate. La vostra integrazione ci fa ridere. È una parola tremenda. Non ci interessa. Noi non ci dobbiamo integrare. Non ci integreremo. Aspetteremo che voi reagiate, che ci vediate come chiunque altro, come uno straniero qualunque, come un francese qualunque.»
(Ahmed Djouder, Disintegrati. Storia corale di una generazione di immigrati, il Saggiatore, Milano.)
Come aumentare gli irregolari per favorire mafie e padroni
Come è noto dalle cronache il Decreto Sicurezza è stato approvato al Senato, così ora si passa alla Camera per la conversione in legge, la discussione è calendarizzata per il prossimo 22 novembre. Tralasciando le questioni procedurali e di forma che hanno fatto discutere, come il porre la fiducia sul provvedimento, è evidente che questo testo ha aperto delle fratture nell’esecutivo giallo-verde. Quello che qui interessa però è andare ad analizzare gli effetti e l’impatto che i provvedimenti avranno nel Paese.
Articolo di Simone Ferretti - Responsabile politiche per l'immigrazione ARCI Toscana
Il quadro nazionale non tende a variare rispetto all’incisività relativa alle politiche collegate al tema dei migranti. Nonostante le elezioni dello scorso febbraio, è sotto gli occhi di tutti che le incertezze della situazione politica restano. La scelta di creare un dicastero dedicato ai temi dell’Integrazione, così come il momento inedito e dirompente generato dalla nomina di una donna ‘di colore’, hanno sicuramente dato un segnale forte sul piano culturale, in grado di indicare una strada diversa da quella percorsa dal nostro Paese negli ultimi anni. Ma al tempo stesso, le politiche del settore dell’immigrazione non compaiono come priorità nelle dichiarazioni programmatiche del governo.
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