“Acchiappa la volpe": la terribile metafora dell'America secondo Bennet Miller
Nonostante abbia fatto tre film di grande qualità, Bennett Miller ai più è sconosciuto. Quando dietro la macchina da presa c’è questo regista non c’è mai nulla di banale o scontato nel suo modo di dirigere (non a caso è stato premiato per la regia al Festival di Cannes 2014 per il film che tra poco tratterò). A quasi 40 anni (cosa abbastanza inconsueta nel cinema) dirige il suo primo lungometraggio e fa subito il botto: l'opera in questione è “Truman Capote: a sangue freddo” che dette l'Oscar al compianto Philip Seymour Hoffman. La pellicola successiva è “L'arte di vincere”, storia importante con Seymour Hoffman allenatore e Brad Pitt dirigente di una squadra di baseball che non può competere con i budget stratosferici di altre squadre. Il manager adotta un software di un giovane laureato che gli dimostrerà che si può costruire una squadra vincente utilizzando le statistiche e la matematica. Film veramente interessante, da ogni punto di vista. Naturalmente in pochi l'hanno visto. A Cannes 2014 presenta la terza opera: l'attesissimo “Foxcatcher”, arrivato nelle sale italiane solo a marzo grazie a Bim. Candidato a 5 Oscar ma è rimasto a bocca asciutta.
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