Un film intenso, quello di Margarethe Von Trotta, l’acclamata regista tedesca di Rosenstrasse. Il titolo è semplicemente “Hannah Arendt”, perché in effetti sono la filosofa e la donna che emergono pienamente durante tutta la narrazione del film.
La pellicola ripercorre soprattutto la stesura del famoso testo della Arendt, “La banalità del male”, ma senza trascurare l’interiorità della personalità della filosofa e l’intimità dei suoi rapporti interpersonali, con una telecamera che indugia insistentemente sui primi piani dell’eccellente protagonista, l’attrice Barbara Sukova, capace di rendere la lucida freddezza dell’intelligenza di Hannah, senza perderne però i tratti di umana fragilità.
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