Arresto di Lula: l'ombra dell'ex presidente sulla politica brasiliana

Consegnandosi alla polizia sabato 7 aprile, l’ex presidente brasiliano Lula ha iniziato a scontare la condanna a dodici anni di carcere che, a sei mesi dalle elezioni, pone fine alla sua carriera politica (uscirebbe di prigione a ottantacinque anni).

Ritardando l’arrivo in carcere di un giorno, trascorso nella propria “casa” politica, il sindacato metallurgico di São Bernardo do Campo, Lula non ha quindi inteso sottrarsi all’esecuzione della sentenza o dare inizio a movimenti di azione extralegale. Chiamando a raccolta i suoi sostenitori, il leader del Partido dos Trabalhadores si è verosimilmente proposto tre obiettivi: un’ultima dimostrazione di forza, per provare a tutto il Paese quanto grande sia ancora il suo consenso presso i ceti popolari; l’invito ai suoi sostenitori a continuare, anche senza la sua guida, la lotta politica contro il ritorno del Brasile a soluzioni autoritarie e conservatrici; gettare i semi di un movimento popolare di resistenza che sarà forse necessario in futuro.

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Italiani e il rapporto con la storia: il caso Battisti

Cesare Battisti fermato al confine con la Bolivia con pochi contanti mentre cerca di fuggire dal Brasile rischia di essere l’epilogo di una lunga storia che attraversa gli anni di piombo della Repubblica italiana. Infatti, lo Stato brasiliano sta compiendo, non casualmente, un’inversione di rotta sulla decisione di dare rifugio a Battisti. Non è difficile pensare che Battisti stesso abbia intuito questo cercando di riparare alla meglio come già aveva fatto nel caso della sua ultima fuga dalla Francia.

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