Il dissenso in Europa tra No Tav e Navalny
L'Unione Europea è intrappolata nella più grande crisi di sempre, con interi popoli in rivolta per le condizioni in cui sono costretti a vivere, ma nell'ultima settimana il problema principale è diventato la Russia.
Nella fattispecie si parla di manifestazioni contro la corruzione dilagante. A una prima indagine si scopre però che i promotori di tali manifestazioni sono: un blogger che promuve la cultura post-sovietica e nazionalista più becera e risponde al nome di Navalny e Mikhail Khodorkovsky uno degli oligarchi più potenti della Russia delle grandi privatizzazioni inaugurate da Boris Eltsin nonché fondatore della Open Russia Foundation con lo scopo esplicito di cambiare il "regime" russo. Insomma, non sembra certo una libera scelta del popolo russo quella che abbiamo visto, quanto una forma indotta e forse persino eterodiretta di manifestazione politica del dissenso. Questa settimana ci occuperemo quindi della questione della gestione del dissenso in Europa.
Crisi in Corea del Nord: opinioni a confronto
L’intensificazione del programma nucleare militare nordcoreano ha causato un rapido aumento della tensione nell’area. Tale tensione si somma a quella già esistente tra Cina e Stati Uniti, al revanscismo del governo di Tokyo, alle crisi politiche in Corea del Sud e nello stesso Giappone e all’incertezza circa la nuova (?) politica estera di Washington nel prospettare uno scenario di instabilità intorno alla penisola. Dopo un primo improvviso sbilanciamento in favore della “opzione militare” la diplomazia statunitense starebbe valutando una più vasta gamma di alternative, forse anche soffrendo un “buyer’s remorse” sulla scelta di denunziare l’accordo sul nucleare iraniano, scelta che ha rafforzato le posizioni estremiste di Kamenei.
Mentre Pyongyang continua a raffinare la propria tecnologia nucleare, il contesto circostante appare criticamente frantumato e incapace di trovare una linea comune per affrontare il problema. L’unica condizione in grado di fermare l’escalation del riarmo – copiose sanzioni cinesi contro il piccolo e agguerrito vicino – sembra davvero remota: a meno di forti contropartite, è da escludere che Pechino risolva i problemi di Trump e consegni la penisola al governo del Sud, magari rischiando di farne una Libia sui generis.
L'Unione Europea e i suoi sessant'anni
La liberà unità politica dell'Europa" sarebbe l'obiettivo celebrato il 25 marzo 2017, a sessanta anni dalla firma dei Trattati di Roma. Circola anche un video dai sapori epici (guarda qui) per una data effettivamente rilevante su diversi piani, a partire da quello simbolico. Il sistema di informazione e larga parte della comunicazione istituzionale si concentra sulle prospettive di pace garantite dalla dimensione sovranazionale a seguito del secondo dopoguerra, mentre paiono ignorati i venti di intolleranza e conflitto che scuotono non poche nazioni del "vecchio continente".
Per la stessa data, a Roma, si profilano manifestazioni di protesta, con più piazze e diverse piattaforme. Le destre sovraniste, drogate dai risultati elettorali di Trump e dai sondaggi della Le Pen, saranno sicuramente riprese dai telegiornali nazionali. Le sinistre si ritroveranno forse divise, tra chi chiede "La nostra Europa (Un'altra Europa)" e chi pensa giusto qualificare la manifestazione con la richiesta di uscita dall'Euro.
Articolo di Matteo Bortolon tratto dal numero cartaceo consultabile qui
L'ultima truffa che non sembra essere niente di più che una cessione di sovranità nazionale alle società multinazionali
La sferzante definizione della parlamentare statunitense Elisabeth Warren nel suo editoriale del Washington Post1 è adeguata non solo all'oggetto dell'articolo, il Partenariato Trans-Pacifico (TPP) ma a tutti gli accordi simili. Non ha riscosso particolare attenzione nei media la firma il 30 ottobre scorso del CETA, un accordo che lega l'Unione europea al Canada. È solo l'ultimo esempio di come simili trattati vengono negoziati al riparo dagli indiscreti sguardi dei cittadini. Come sicari che strisciano nell'ombra senza rivelarsi nel momento in cui la vittima deve subire il colpo, si potremme dire. Ma cos'è successo esattamente ad ottobre?
Perché Trump.
Anche negli Stati Uniti, non solo in Europa, si allarga la reazione di popolo guidata da destra contro la mondializzazione economica neoliberista
Antefatti
La scossa tellurica in atto non è solo statunitense ma mondiale. I suoi effetti risulteranno enormi e altamente contraddittori. Nel mirino delle popolazioni occidentali sono sempre più le politiche di libero scambio, di storica matrice liberale, che hanno portato al dominio incontrollato (una sostanziale dittatura) del mercato sulle economie e al dominio incontrollato e rapace della grande finanza speculativa e di un pugno di multinazionali sul mercato, unificando organicamente in un unico processo mondiale neoliberista l’accumulazione capitalistica.
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