La crescita di consensi dell’estrema destra xenofoba e populista costituisce indubbiamente uno degli elementi fondamentali dell’Europa dei nostri giorni. La crisi economica e sociale che ha travolto il mondo occidentale e il processo di crescente impoverimento di larghi strati popolari e dei ceti medi ha investito anche le architetture istituzionali liberaldemocratiche. Sono numerosi i commentatori e gli analisti che evocano scenari “weimariani” di fronte ai successi elettorali delle formazioni più o meno dichiaratamente fasciste e al moltiplicarsi di pratiche, discorsi e atti che richiamano il passato più buio della storia continentale.
Ora il sangue che macchia le divise di Alba Dorata è quello del popolo greco. La violenza esercitata da questa organizzazione ha compiuto il salto qualitativo: dal sangue dei migranti massacrati nei ghetti al sangue degli oppositori politici, come Pavlos Fissas rapper figlio di operaio dei cantieri navali. La complicità delle forze dell'ordine negli assalti squadristi di Alba Dorata è ormai conclamata e risulta documentata a tal punto da far nascere il sospetto che la forza politica di Nikólaos Michaloliákos goda della protezione di Tribunali e politica (come risulta dall'ottimo documento di Leonardo Bianchi). I mainstream, cassa di risonanza del potere, ovviamente non sentono il pericolo e quando raccontano fanno finta sia possibile infilare tutto nella normale dialettica democratica, come se accettare un'organizzazione paramilitare, che fa sistematicamente uso di violenza, all'interno di un ordine in cui le questioni si risolvono col civile dibattito facesse parte dell'ordinario.
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