La necessità per Theresa May di costruire una coalizione parlamentare in grado di sostenere un governo di minoranza conservatore tra le fila dei dieci parlamentari unionisti, a seguito della dura “non vittoria” patita nelle elezioni dello scorso 8 giugno, ha sicuramente attirato l'attenzione verso la politica Nord irlandese, altrimenti di norma ignorata dai più.
I seggi in palio nelle piccole contee nordirlandesi sono appena diciotto, di cui attualmente – a seguito delle scorse elezioni – sette in mano allo Sinn Féin, storicamente si rifiuta di sedere a Westminster, mentre le restanti constituencies sono rappresentate da membri del Democratic Unionist Party (10) e da una indipendente unionista. Gli altri due partiti parlamentari “storici” delle comunità unionista e repubblicana, rispettivamente Ulster Unionist Party e Social Democratic and Labour Party, sono stati azzerati dal responso delle urne dopo un lungo declino. Alla polarizzazione storica tra comunità si è aggiunta la recente polarizzazione causata dalla Brexit, con il SF assolutamente pro-remain (e infatti ha vinto o si è consolidato nella maggior parte delle circoscrizioni adiacenti al confine terrestre con la Repubblica d'Irlanda) e il DUP schierato con il leave.
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