Questione catalana e sinistra
Il referendum autoconvocato dalla Catalogna sulla questione dell’indipendenza evoca analogie e differenze con il caso scozzese. Una regione ricca chiede di separarsi per poter avere il controllo completo delle proprie risorse; il governo centrale di Madrid ha risposto però in modo molto diverso rispetto a quello di Londra, negando ogni spazio per un processo legale verso l’indipendenza (e reprimendo ovviamente il processo illegale).
A sinistra si sono avuti giudizi diversi sulla vicenda: per alcuni non vi è differenza tra il governo regionale di Barcellona e l’egoismo fiscale della Lega Nord; per altri la lotta contro Madrid può essere un grimaldello per rompere l’equilibrio costituzionale spagnolo e passare a uno Stato federale e repubblicano.
Madrid, scritto da Nilo Di Modica
«Ma, in che senso lo eliminano?». È questa in genere la prima reazione che si registra dando la notizia del nuovo disegno di legge sull'aborto presentato lo scorso 20 dicembre al parlamento spagnolo, a firma del ministro della salute Alberto Ruiz-Gallardón.
Abituati da sempre all'intemperanza con la quale la chiesa affronta l'inesorabile scorrere dei secoli fuori dai confini vaticani, resi quasi insensibili dai suoi continui tentativi d'intervenire nella vita pubblica, di fronte alla notizia dell'eliminazione pura e semplice dell'interruzione volontaria di gravidanza in Spagna la cognizione dei più ha un sussulto.
Qualcosa non torna: come se ci avessero appena comunicato l'abolizione del divorzio o del suffragio universale.
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