I conservatori hanno incassato anche l'immediato appoggio di Keidanren (la confindustria nipponica) che, tramite il proprio Presidente Sadayuki Sakakibara, si è espressa per i “grandi cambiamenti che occorrono in politica, economia e sicurezza nazionale”.
“Lo spirito pacifista della Costituzione va mantenuto - ha proseguito Sakakibara - ma va altresì chiarita la ragione d'essere delle Forze di Autodifesa”.
A suscitare maggiore attrito è sicuramente il secondo comma dell'articolo 9 che prevede la rinuncia per sempre alla guerra da parte del Sol Levante. Sulla questione è da sempre contrario il Nuovo Komeito, alleato centrista del PLD.
“Guardiamo alla riforma da una prospettiva diversa rispetto ai liberal-democratici e vorremmo mantenere i primi due paragrafi dell'articolo 9” ha affermato il capo del partito Natsuo Yamaguchi.
“Non siamo in una situazione nella quale la mancanza delle Forze di Autodifesa nel testo della Costituzione possa porre a rischio la nostra sicurezza” ha rimarcato il Segretario Generale dei centristi Yoshihisa Inoue.
Linea di chiusura, anche se con diverse sfumature, tanto dai democratici di Renho Murata quanto dai socialdemocratici che l'otto maggio hanno inagurato a Tokyo la nuova sede nazionale (molto più piccola). “Useremo la nuova sede come base contro la riforma costituzionale” ha dichiarato Seiji Mataichi leader del Partito Socialdemocratico.
L'inserimento delle FA in Costituzione “renderebbe l'articolo 9 essenzialmente inapplicabile” per il comunista Akira Koike.
Un freno sembra venire anche dal ministro degli Esteri Fumio Kishida: “non penso che l'articolo 9 vada modificato nell'immediato” ha affermato il numero tre dell'esecutivo lo scorso 11 maggio durante il proprio intervento ad un'iniziativa della corrente cui fa parte.
Contrarietà, ma più per motivi di lotta interna nel tentativo di scalare il partito, è stata espressa anche da Shigeru Ishiba.
Sulla questione nordcoreana l'otto maggio Abe ha confermato di aver avuto un colloquio telefonico, non reso noto, con Trump il primo del mese. “Continueremo ad avere una stretta cooperazione” ha dichiarato Abe in parlamento. Proprio lo stesso giorno era uscita un'intervista nella quale Donald Trump si diceva disposto a colloqui diretti con Kim Jong Un.
Frattanto le elezioni in Corea del Sud dovrebbero parzialmente modificare il quadro nella regione. Già lo scorso martedì Abe aveva dichiarato di voler incontrare presto il nuovo Presidente sudcoreano Moon Jae-in per un “franco scambio di opinioni”.
Un primo risultato dell'elezione di Moon potrebbe essere l'abbassamento della tensione tra le due parti della Penisola. Lo scorso mercoledì Rodong Sinmun, organo ufficiale del Partito del Lavoro nordcoreano, ha compiuto una parziale apertura augurandosi che “le due Coree si rispettino ed aprano un nuovo capitolo dirigendosi verso un miglioramento dei propri rapporti e dell'unità inter-coreana”. “Nord e Sud debbono dialogare e negoziare a vari livelli” ha aggiunto il giornale.
Diverso potrebbe invece essere il rapporto tra la Repubblica di Corea ed il Giappone. Moon lo scorso giovedì ha infatti dichiarato di voler rivedere l'accordo faticosamente raggiunto tra il proprio Paese ed Giappone sulla questione delle cosiddette “comfort women”.
“Il Presidente Moon ha sottolineato che la maggior parte del popolo sudcoreano potrebbe non accettare l'accordo raggiunto sulla questione della schiavitù sessuale” ha affermato Yoon Young-chan, a capo della segreteria del neopresidente, al termine di un colloquio telefonico tra lo stesso Moon ed il premier nipponico Abe.
Netta chiusura ad ogni modifica dell'accordo era però giunta ufficialmente il giorno precedente da parte del Portavoce del governo edochiano Yoshihide Suga: “l'accordo tra Giappone e Corea del Sud è stato fortemente richiesto dalla comunità internazionale. È importante che le due parti lo implementino in una maniera responsabile”.
Sempre nell'ambito della politica estera e di difesa il Giappone rafforza la propria cooperazione con l'India anche nel settore militare. Lunedì scorso si è recato in visita ufficiale a Tokyo il ministro indiano alla Difesa Arun Jaitley. Tra gli argomenti affrontati la possibilità di realizzare un trilaterale in materia di sicurezza tra Giappone, India e Stati Uniti.
Sul fronte economico il settore chip di Toshiba, uno dei più interessanti dell'azienda ma anche quello che necessita maggiori investimenti periodici, potrebbe essere acquistato, secondo quanto riportato da Japan News, da KKR con la partecipazione della Banca per lo Sviluppo del Giappone. Questo ramo industriale è di natura estremamente sensibile per la sicurezza nazionale ed in caso di proposte di acquisizione da parte di aziende estere il governo sarebbe pronto a porre in atto le misure consentite dal codice del commercio per evitarlo.
Notizie poco positive per Toyota che ha comunicato martedì scorso che nello scorso anno fiscale e per la prima volta da cinque anni a questa parte ha subito un calo dei profitti causato dal relativo apprezzamento dello yen nonché dall'aumento di alcuni costi di produzione. Toyota, che ha ceduto lo scorso anno lo scettro di primo produttore mondiale di auto a Volkswagen, ha avuto profitti per mille miliardi e ottocentotrentatré milione di yen nel 2016 il che equivale ad un -20,8% rispetto all'anno precedente. Calo anche nelle vendite (-2,8%) e nel profitto operativo (-30,1%).
Sempre in ambito economico nessuna novità di rilievo ma unicamente il solito profluvio di chiacchere è venuto dal G7 della Finanza di Bari (presenti per il Giappone il ministro competente nonché vicepremier Taro Aso ed il Governatore della BOJ Harukiko Kuroda). Unico elemento interessante un forte riferimento alla lotta contro i cybercrimini (proprio in questi giorni è avvenuto un megaattacco informatico di tipo estorsivo che ha colpito in particolar modo Gran Bretagna e Spagna) inserito nella Dichiarazione Finale.
Intanto il parlamento neozelandese ha approvato l'undici maggio il TPP dando così una mano al Giappone nel suo tentativo di far rivivere l'accordo in un formato ad 11 nazioni. Il TPP “rimane un buon accordo economicamente e strategicamente” ha detto il ministro del Commercio neozelandese McClay.
Sulla questione della difficile ricostruzione economica della Prefettura di Fukushima la FAO, mediante il proprio Direttore Generale José Graziano da Silva, ritiene sicuri gli alimenti da lì provenienti e che l'agenzia delle Nazioni Unite “ha seguito questo tema molto da vicino”. “Periodicamente effettuiamo test per verificare che il cibo non presenti pericoli per gli esseri umani. Al momento siamo convinti che non vi sia un problema sul cibo proveniente dall'area” ha proseguito l'alto funzionario ONU intervistato da Asahi Shimbun lo scorso lunedì.
Nel contempo a Takahama (Prefettura di Fukui), dopo il via libera delle amministrazioni locali e dell'Agenzia Regolatrice per il Nucleare alla riapertura della centrale di proprietà di KEPCO, non cessano le dimostrazioni di dissenso della popolazione locale: in duecento hanno manifestato lo scorso 7 maggio chiedendo lo stop alla riattivazione del reattore numero 4 dell'impianto.
Novità si registrano sulle prossime olimpiadi che si terranno nella capitale nipponica nel 2020. La Prefettura Metropolitana di Tokyo, secondo quanto dichiarato lo scorso mercoledì dalla Governatrice Yuriko Koike, dovrebbe farsi carico di tutti i costi concernenti le strutture temporanee che saranno realizzate al di fuori del proprio territorio. Tali strutture dovrebbero pesare sul bilancio edochiano per circa 385 milioni di dollari.
Soddisfazione è stata espressa da Kensaku Morita, Governatore della Prefettura di Chiba (provincia nella quale si terranno alcune competizioni di lotta) mentre dubbioso per “alcuni problemi inerenti i costi operativi” si è detto il Governatore di Kanagawa Yuji Kuroiwa.
(con informazioni di g7italy.it; asahi.com; the-japan-news.com; japantimes.co.jp; mainichi.jp; koreatimes.co.kr)