Forte appello del G20 ad evitare tensioni commerciali: è questo il succo del terzo incontro dei ministri delle Finanze dei 20 Paesi più industrializzati svoltosi a Buenos Aires domenica 22 luglio. “Il commercio internazionale e l'investimento sono motori importanti per la crescita, la produttività, l'innovazione, la creazione di lavoro e lo sviluppo. Sul commercio riaffermiamo le conclusioni fatte dai nostri leader al summit di Amburgo e riconosciamo la necessità di intensificare il dialogo e le azioni volte a mitigare i rischi e rafforzare la fiducia. Lavoriamo per irrobustire il contributo del commercio alle nostre economie” si legge nel comunicato finale del vertice.

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Il Giappone è “un alleato cruciale” per gli Stati Uniti, questa la rassicurazione giunta dal Presidente USA Donald Trump lo scorso 5 novembre in occasione del primo giorno della propria visita nel Sol Levante.
“Il Giappone è un partner prezioso ed un alleato cruciale per gli USA ed oggi lo ringraziamo per il benvenuto e per i decenni di splendida amicizia intercorsi tra le nostre nazioni” ha detto il massimo rappresentante nordamericano dalla base militare di Yakota, prima tappa del viaggio. “L'alleanza Giappone-Stati Uniti è alla base della pace e della prosperità nella regione dell'Asia del Pacifico così come all'interno della comunità internazionale” gli ha fatto eco il premier nipponico il giorno seguente.
Riguardo alla delicata questione nordcoreana Trump ha parlato di “venticinquenne anni di debolezza” e della “necessità di un nuovo approccio”. “Insieme ai nostri alleati, i nostri soldati sono pronti a difendere la nazione usando tutta la gamma delle nostre possibilità. Nessuno, non un dittatore od un regime od una nazione, deve sottovalutarci” ha sostenuto Trump arringando i propri militari.
Confermato, con termini e modalità mai così chiari, il fatto che il Giappone acquisterà armamenti dagli USA (“così come dovrebbe fare” secondo un poco diplomatico Trump) ed in particolare i caccia F-35A.

Consueta la difesa della propria politica da parte della Cina, nuovamente sollecitata dal premier Abe, nel corso della conferenza congiunta con l'omologo statunitense, a giocare “un maggior ruolo” nella vicenda nordcoreana. “Rimaniamo impegnati a promuovere la realizzazione della denuclearizzazione della Penisola coreana mantenendone la pace e la stabilità e facilitando la soluzione pacifica della questione coreana attraverso mezzi politici e diplomatici. Continueremo a farlo in futuro in quanto questo è il ruolo che compete alla Cina: un Paese responsabile, membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed un vicino della Penisola coreana. Speriamo che le altre parti interessate possano agire come la Cina e giochino veramente un ruolo responsabile compiendo sforzi costruttivi” è stata la risposta della Portavoce degli Esteri di Pechino Hua durante la conferenza stampa del 6 novembre.

Se comune è la linea (con diverse sfumature legate più che altro al momento) USA-Giappone sulla Corea del Nord il gelo è invece calato al summit di lunedì quando si è affrontato il tema del commercio internazionale. “Sono impegno ad ottenere una relazione commerciale che sia equa e libera” ha detto il Presidente USA alla conferenza congiunta aggiungendo che “cercheremo un equo accesso alle esportazioni americane in Giappone al fine di eliminare il nostro cronico deficit commerciale” in quanto il Giappone “ha vinto” nei rapporti commerciali bilaterali degli ultimi decenni. All'incontro con le maggiori aziende nipponiche Trump si è comunque retoricamente detto “ottimista circa la nostra futura partnership economica”.

Mentre il viaggio di Donald Trump è proseguito in Corea del Sud (per colloqui con l'omologo Moon Jae-in nonché per nuove dichiarazioni di forza circa la capacità militare statunitense) e poi in Cina (dove ha incontrato, senza che si siano prodotte grosse novità se non sul fronte di alcuni accordi commerciali, il Presidente Xi) il Sol Levante ha programmato nuove, ulteriori, sanzioni unilaterali verso la RPDC. Annunciato, infatti, dal Segretario Generale del Gabinetto Yoshihide Suga il congelamento degli asset di nove società e 26 persone fisiche. Le organizzazioni sono banche nordcoreane, alcune con sede in Cina, mentre gli individui colpiti dalla sanzione sono residenti in Cina, Russia e Libia.

Se il commercio con gli USA sembra marciare in una direzione che convenga soltanto ai nordamericani diverso è stato l'orientamento emerso dal summit ministeriale APEC di Da Nang (Vietnam) dello scorso otto novembre, conclusosi con una inaspettata dichiarazione congiunta. Ai lavori, preparatori rispetto ai colloqui intercorsi tra i capi di governo del 10 novembre, hanno partecipato per il Giappone il ministro dell'Economia, Industria e Commercio Hiroshige Seko ed il ministro degli Esteri Taro Kono.
Grande allarme per la crescita del protezionismo” è stato espresso nel comunicato del Consiglio dell'organismo internazionale che ha inviato i ministri responsabili a “proseguire i loro sforzi per combatterlo in tutte le sue forme” sottolineando come “la natura dell'odierno protezionismo sia diversa dal passato. Mentre i dazi sono stati progressivamente abbassati stiamo oggi assistendo ad una crescita di ostacoli non tariffari che distorcono il commercio, diminuiscono la competizione e fanno crescere i prezzi per i consumatori”. “Incoraggiamo le diverse economie a compiere maggiori sforzi per avanzare in direzione della Dichiarazione di Lima sulla FTAAP (Free Trade Area of the Asia-Pacific) ed a sviluppare un programma di lavoro pluriennale per accrescere ulteriormente le capacità delle economie APEC per una discussione di qualità e globale su un accordo di libero commercio” si legge ancora nella dichiarazione riferendosi in questo passaggio ad un più ampio accordo (parallelo al TPP) che dovrà essere raggiunto tra le economie dell'area Asia-Pacifico.

Isolati gli USA il cui Presidente, presente al vertice del 10-11 novembre, con una excusatio non petita ha affermato che il proprio Paese “cerca amicizia e non ha sogni di dominio” e che gli Stati Uniti “faranno la loro parte” partecipando ai progetti infrastrutturali che interessano l'Asia meridionale.
“Oggi sono qui per offrire una rinnovata partnership con l'America e per lavorare insieme al fine di rafforzare i legami di amicizia e commercio tra tutte le nazioni dell'area promuovendo la nostra prosperità e sicurezza. Nell'ambito di questa partnership cerchiamo solidi rapporti commerciali incardinati sui principi di equità e reciprocità. Quando gli Stati Uniti, da ora in poi, prenderanno parte ad un rapporto commerciale con altri Paesi o altri popoli ci aspetteremo che i nostri partner seguano fedelmente le regole proprio come facciamo noi. Ci aspetteremo che i mercati siano aperti in misura uguale da entrambe le parti e che l'industria privata, non i governi, investa direttamente. Purtroppo, per troppo tempo ed in troppi posti, è accaduto il contrario. Per molti anni, gli Stati Uniti hanno sistematicamente aperto la propria economia fissando poche condizioni. Abbiamo abbassato o eliminato i dazi, ridotto le barriere commerciali e permesso agli stranieri di operare liberamente nel nostro Paese. Quando abbassammo le barriere di accesso al nostro mercato altri Paesi non ci hanno aperto i loro” ha sostenuto Trump nel proprio discorso.

L'incontro tra i capi di governo del 10 è stata anche l'occasione per uno scambio di vedute tra Shinzo Abe ed il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin che si rallegrato per il dialogo politico “diventato più vivo” e per la crescita dei legami economici tra i due Paesi “anche se rimangono delle questioni che necessitano di maggior attenzione” e qui il riferimento, anche se non esplicito, riguarda la vicenda delle Curili meridionali verso le quali il Giappone non ha, per ora, intenzione di abbandonare la propria - del tutto retorica - rivendicazione territoriale.
Riunione per il premier nipponico anche con il Presidente vietnamita Tran Dai Quang al quale sono stati promessi nuovi finanziamenti per progetti di sviluppo (siglati al termine dell'incontro accordi per un valore totale di 5 miliardi di dollari) e con il quale si è nuovamente affrontato il tema della sicurezza della navigazione e la contrarietà alle operazioni condotte dalla Cina nel Mar Cinese Merdionale (area nella quale il Giappone sostiene le rivendicazione territoriali vietnamite in contrapposizione a quelle di Pechino).

Nella Dichiarazione finale del vertice (dal pomposo titolo “Creando un nuovo dinamismo, promuovendo un futuro condiviso”) al netto delle parole di rito circa la crescita sostenibile (in linea con l'Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030) e sulle riforme strutturali (cui sarà dedicato un vertice apposito nel 2018) si è riaffermata la necessità di “rimuovere i sussidi distorcenti il mercato” nonché pratiche discriminatorie che ostacolino mutui vantaggi al fine di giungere alla Free Trade Area of Asia-Pacific (FTAAP).
Un punto specifico del documento è stato dedicato alla necessità di approfondire i legami tra i diversi mercati nel settore alimentare aiutando tanto le economie esportatrici quanto quelle importatrici ad adattarsi alla volabilità dei prezzi nonché a promuovere investimenti nelle infrastrutture rurali e nella logistica dell'agroindustria.

Per una rapida conclusione del trattato di libero commercio per l'area del Pacifico, anche senza gli USA, si è detta la Direttrice del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde intervistata dal quotidiano Asahi Shimbun. “Siamo particolarmente incoraggiati dalla leadership del Giappone sulla questione del TPP: segnale dell'impegno del governo giapponese al multilateralismo" ha affermato Lagarde dando pieno appoggio agli sforzi di Tokyo contro il protezionismo.

Proprio a Da Nang i rappresentanti degli 11 Paesi rimasti sottoscrittori del TPP dopo l'uscita dall'accordo degli USA (essi sono Australia, Canada, Messico, Brunei, Cile, Giappone, Malaysia, Nuova Zelanda, Perù, Vietnam e Singapore) hanno convenuto lo scorso giovedì (per poi ribadirlo sabato) di proseguire verso una rapida conclusione che porti alla definizione di un trattato del tutto simile a quello approvato ad Atlanta. L'uscita degli Stati Uniti dopo anni di trattative (trascinatesi tra mille difficoltà dal 2013 al 2015) ha però portato nuove rimostranze da parte di alcuni Paesi. Oltre alla Nuova Zelanda anche il Canada aveva espresso la volontà di ridiscutere l'accordo: “non entreremo in una trattativa che non faccia raggiungere i massimi vantaggi per il Canada ed i canadesi” ha dichiarato il Primo Ministro di Ottawa Justin Trudeau.
Al netto delle nuove prese di posizione proprio a Da Nang i ministri responsabili della materia hanno deciso di proseguire, senza più provare a coinvolgere gli USA, sulla strada di un TPP ad 11.
Abbiamo raggiunto un importante risultato sull'Accordo Globale e Progressivo del TPP” ha affermato l'undici novembre al termine dell'ultimo, forse decisivo, incontro Tran Tuan Anh, ministro di Industria e Commercio del Vietnam e copresidente della riunione insieme al ministro incaricato delle trattative per il Sol Levante Toshimitsu Motegi.

Sempre in ambito economico cattive notizie per Nissan che dopo lo scandalo sulle ispezioni ai propri manufatti si è vista costretta a tagliare le aspettative annuali di profitto del 6%.
Problemi anche per Kobe Steel che lo scorso venerdì ha fornito alla stampa nuove notizie circa le falsificazioni che hanno riguardato parte della propria produzione degli scorsi anni. “Mi scuso profondamente con i nostri clienti ed azionisti per tutti questi problemi” ha commentato il CEO della società Hiroya Kawasaki.
Di oltre 33 miliardi di dollari sarebbe invece, secondo quanto apparso sulla stampa internazionale, la richiesta avanzata dai creditori del produttore di componentistica per auto Takata. La società, in bancarotta, è stata rilevata da Key Safety Systems, parte del gruppo cinese Ningbo Joyson Electronic, dopo che i numerosi richiami di air bag hanno portato l'azienda nipponica al collasso.

Sul fronte delle servitù militari il 6 novembre sono cominciati i lavori per la costruzione di nuove piattaforme in mare nel sito di Henoko (Nago) destinati alla nuova base militare che avrà sede nella Prefettura di Okinawa sostiuendo quella di Ginowan. Le due nuove propaggini misureranno quando completate 210 e 270 metri.

In politica è stata vinta da Yuichiro Tamaki la corsa alla copresidenza di Kibo no To che vedeva il deputato confrontarsi con il collega Hiroshi Ogushi. A scegliere chi affiancherà la Governatrice di Tokyo Yuriko Koike alla guida dal partito è stata l'assemblea dei 53 parlamentari iscritti. La maggiore distanza tra i due candidati è rappresentata dall'atteggiamento da tenere verso l'eventuale modifica dell'articolo 9 della Costituzione (quello che garantisce il carattere pacifista del Sol Levante) nonché verso le norme belliciste approvate dal PLD nel 2015. Ogushi si è mostrato contrario alle politiche portate avanti dai conservatori mentre Tamaki ha una linea sostanzialmente coincidente con quella della maggioranza.

Per quanto concerne lo scandalo del Kake Educational è arrivata la dura presa di posizione del Partito Costituzionale Democratico dopo che un tavolo consultivo del Ministero dell'Istruzione ha raccomandato l'autorizzazione all'apertura di una Facoltà di Veterinaria a Imabari (Prefettura di Ehime).
L'istituzione scolastica privata aveva ottenuto un primo via libera che diede luogo a lunghe polemiche per il fatto che la stessa è guidata da un amico del premier (Kotaro Kake) ed ha beneficiato delle normative circa le zone economiche speciali approvate proprio dal governo Abe.
“E' inaccettabile che questa decisione sia stata presa senza che la pubblica opinione possa comprendere i fatti. Vogliamo che sia rimessa in discussione” ha affermato lo scorso 10 novembre il Segretario Generale del PCD Tetsuro Fukuyama.

(con informazioni di apec.org; kremlin.ru; whitehouse.gov; fmprc.gov.cn; xinhuanet.com; vietnamnews.vn; asahi.com; japantimes.co.jp; the-japan-news.com)

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Netta conferma dei liberal-democratici (33,28%, oltre 18.500.000 voti): è questo il dato che emerge cristallino dalle elezioni anticipate per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti convocate dal premier Abe proprio per ottenere una nuova legittimazione. Dei 465 seggi rinnovati - dieci in meno rispetto alla scorsa volta in virtù di una controversa riforma dei collegi elettorali - la coalizione PLD-Nuovo Komeito ne ha riottenuti 313 (ne aveva 318 nella Camera uscente) superando, sia pur di poco, la maggioranza dei due terzi necessaria in entrambe le Camere per poter iniziare un processo di revisione costituzionale i cui confini non sono però ancora chiari.
Ferma restando la volontà dei conservatori (del PLD molto più che del Nuovo Komeito) di intervenire sull'articolo 9 della Carta, quello che assicura il carattere pacifista del Sol Levante, commentando il risultato elettorale Abe è sembrato nuovamente titubante (oltre alla maggioranza qualificata occorre che la modifica costituzionale sia poi approvata con referendum popolare) ed ha rimarcato la necessità di coinvolgere parte dell'opposizione. “Anche se abbiamo ottenuto la maggioranza dei due terzi è necessario creare un consenso che vada oltre i partiti di governo” ha sostenuto il premier il giorno dopo il voto.

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Settimana aperta dalle tensioni tra Corea del Nord e Stati Uniti. Domenica due bombardieri strategici USA hanno effettuato un sorvolo lungo il confine tra le due Coree come risposta all'ultimo test missilistico nordcoreano.
Il Presidente USA per altro continua a premere la Cina contro ogni rispetto delle regole scritte e non scritte della diplomazia: “loro non fanno NULLA (maiuscolo nell'originale ndr) per noi riguardo la Corea del Nord, parlano e basta. Non consentiremo ciò continui a lungo. La Cina dovrebbe facilmente risolvere questo problema” ha “twittato” domenica scorsa Donald Trump.
Posizione ribadita il giorno seguente in un colloquio telefonico con il premier nipponico Abe. “Giappone e Stati Uniti hanno compiuto degli sforzi per risolvere pacificamente la questione ma la Corea del Nord ha calpestato questi sforzi. La comunità internazionale e con essa Cina e Russia debbono considerare seriamente questo fatto innegabile ed aumentare le pressioni” ha sostenuto il capo dell'esecutivo di Tokyo al termine della telefonata.
A gettare nuova benzina sul fuoco ci ha pensato il generale McMaster, Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, che sabato scorso ha dichiarato che "tutte le opzioni", anche la guerra preventiva, sono sul tavolo.
La dichiarazione, in sé non nuova, smentisce quanto affermato ("non operiamo per un cambio di regime") alcuni mesi fa da Rex Tillerson nel Consiglio di Sicurezza ONU.

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Nuovo lancio missilistico ad inizio settimana condotto dalla Corea del Nord. Il lancio è avvenuto dalla base di Pukchang, a nord di Pyongyang, domenica 21 maggio alle ore 16,59 ora locale ed il razzo avrebbe percorso 500 chilometri. Secondo quanto riferito dallo Stato Maggiore sudcoreano il missile sarebbe un medio raggio Pukguksong-2.
La data sembra non essere casuale visto che lo stesso giorno è avvenuta la nomina del nuovo governo sudcoreano del neoeletto Moon ed il giorno precedente la portaelicotteri nipponica Izumo, in un lungo processo di proiezione all'estero della marina del Sol Levante, era arrivata in Vietnam per esercitazioni congiunte. “Sicurezza e diplomazia sono due facce della stessa medaglia. Nell'ambito dell'attuale crisi provocata dalle costanti provocazioni della Corea del Nord il ruolo della diplomazia in termini di sicurezza nazionale è più importante che nel passato” aveva dichiarato Moon presentando il nuovo esecutivo.

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La Prefettura Metropolitana di Tokyo ha, per la prima volta, una governatrice. Le elezioni del 31 luglio hanno infatti assegnato la vittoria all'ex ministra dell'Ambiente (e poi di Okinawa e Territori del Nord) con Koizumi e, per un breve periodo, della Difesa con Shinzo Abe, Yuriko Koike.
Koike si era candidata come indipendente andando contro l'indicazione del proprio partito che le aveva preferito Hiroya Masuda, già ministro agli Interni con Fukuda e per molti anni governatore della Prefettura di Iwate.
L'ex deputata ha ottenuto 2.912.000 voti (poco più del 44%) mentre sono stati 1.793.000 (27%) i consensi portati a casa da Masuda (appoggiato, oltre che dal PLD anche da Nuovo Komeito e dall'ultradestra di Kokoro). Pesante sconfitta per l'opposizione, che - nonostante la non scontata convergenza di democratici, comunisti, socialdemocratici e Partito della Vita del Popolo su un unico candidato, il giornalista settantaseienne Shuntaro Torigoe - si piazza al terzo posto con 1.346.000 preferenze (20,5%). In netto aumento, al 59,73%, l'affluenza (era stata del 46,14% nel 2014).
Per la dissidente liberal-democratica si preannuncia un cammino in salita dato che in Assemblea Metropolitana (che viene eletta separatamente, l'ultima volta nel 2013) potrà contare unicamente su due dei 60 consiglieri del PLD.
Prendendo atto del risultato elettorale si è dimesso il Presidente della federazione edochiana dei liberal-democratici Nobuteru Ishihara. Anche in casa democratica si agitano le acque: in polemica con la propensione unitaria di Okada, potrebbe candidarsi alla guida del PDG (che rinnoverà le cariche in settembre) Akihisa Nagashima.

I quattro segretari dell'opposizione, in una riunione avvenuta il 26 luglio, hanno, comunque, confermato la volontà dei rispettivi partiti di proseguire la collaborazione anche in vista delle prossime elezioni politiche del 2018. “Credo che la vittoria in 11 seggi uninominali rappresenti un importante risultato” e che il PDG “proseguirà per quanto possibile la collaborazione con gli altri partiti anche alle politiche”, ha affermato il Segretario democratico, Yukio Edano. “Dobbiamo continuare a lavorare insieme per le elezioni suppletive della Camera dei Rappresentanti di ottobre così come alle prossime politiche” ha dichiarato il Capo della Segreteria comunista Akira Koike.

A livello nazionale, come era nell'aria da tempo, Abe ha effettuato, lo scorso 3 agosto, l'ennesimo rimpasto di governo. A fare maggiormente discutere è la sostituzione di Gen Nakatani, dal ministero della Difesa, con Tomomi Inada, già Presidentessa della Commissione Nazionale di Pubblica Sicurezza (l'organismo politico-amministrativo responsabile della polizia) ed ex ministro per le Riforme Amministrative.
Inada è nota per le proprie posizioni di ultradestra e negazioniste rispetto ai crimini del colonialismo nipponico (nega, ad esempio, il massacro di Nanchino) nonché per un incontro, con tanto di foto, con il leader del partito nazista nipponico, Kazunari Yamada.
Rimpiazzati anche i due ministri che non avevano ottenuto la riconferma nelle elezioni per il rinnovo parziale della Camera dei Consiglieri: il deputato Katsutoshi Kaneda prende il posto di Iwaki alla Giustizia mentre il senatore Yosuke Tsuruho sostituisce Aiko Shimajiri al Ministero per Okinawa e i Territori del Nord.
Rimangono al loro posto i ministri chiave - e strettissimi alleati di Abe - delle Finanze, Taro Aso, degli Esteri, Fumio Kishida e degli Interni, Sanae Takaichi (anche lei fotografata insieme a Yamada) nonchè il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga.
Riconfermato alle Infrastrutture e Trasporti anche il rappresentante nel governo del Nuovo Komeito, Keiichi Ishii. Nuova delega - che si aggiunge a quelle per le Misure sul Declino Demografico, Pari Opportunità e Coinvolgimento Dinamico di Tutti i Cittadini - alle Riforme del Lavoro, per Katsunobu Kato, il quale dovrà occuparsi di trasformare in fatti l'affermazione “stesso lavoro, stessa paga” e di affrontare il tema dell'eccessivo ricorso agli straordinari da parte di molte aziende.
Yuji Yamamoto, già alle Politiche Fiscali in un precedente governo Abe, va all'Agricoltura (posto rifiutato da Shigeru Ishiba che punta alla leadership del partito e del governo e che viene sostituito al dicastero per la Rivitalizzazione Economica dall'ex viceministro Kozo Yamamoto) mentre Jun Matsumoto passa dagli incarichi di partito alla presidenza della Commissione Nazionale di Pubblica Sicurezza.
Masahiro Imamura, ex titolare dell'Agricoltura assumerà l'incarico di ministro per la Ricostruzione mentre Koichi Yamamoto, in passato al Ministero degli Interni, sostituisce Tamoyo Marukawa all'Ambiente (per quest'ultima si sono aperte le porte del dicastero per l'organizzazione dei giochi olimpici del 2020).
Cambio di rilievo ha interessato il dicastero di Economia, Industria e Commercio, con Hiroshige Seko, già vicesegretario del Gabinetto ed ex responsabile della comunicazione del gigante telefonico NTT, che prende il posto di Motoo Hayashi.
Il rimpasto nel governo ha riguardato anche il partito, con Toshihiro Nikai (parlamentare da undici legislature e già ministro ad ogni cosa) che prende il posto, nella segreteria, di Sadakazu Tanigaki, recentemente dimessosi dopo un grave incidente in bicicletta che gli ha lesionato il midollo spinale.

Come annunciato la scorsa settimana, il governo ha, intanto, varato il piano di stimoli, in larga parte fiscali, per rilanciare la stagnante economia nipponica. Il mega-piano (tredicimilacinquecento miliardi di yen, pari a 132 miliardi di dollari), approvato dal governo martedì scorso, e che sarà spalmato su più anni, segue temporalmente le ultime politiche di allentamento monetario (alle quali è politicamente legato) decise la scorsa settimana dalla Banca del Giappone e si baserà, in grandissima parte, su nuovo debito finanziato dalla BOJ. Il piano prevede, per i prossimi anni, nuove spese per settemilacinquecento miliardi di yen (in parte tramite trasferimenti agli enti locali). Tremilacinquecento miliardi saranno destinati a misure per il contrasto del calo demografico (obiettivo per raggiungere il quale Abe ha istituito un apposito ministero), in particolare per misure volte al miglioramento delle condizioni dei lavoratori addetti ai servizi alla persona. Il pacchetto di stimoli sarà integrato da partnership pubblico-private per altri 14.600 miliardi.

Il Sol Levante rimane, intanto, osservato speciale del Fondo Monetario Internazionale, il quale, in un proprio report del 2 agosto, rileva che “i consumi privati e gli investimenti sono anemici”. Per l'organismo guidato da Christine Lagarde, che stima la crescita nipponica dello 0,3 nel 2016 e dello 0,1 nel 2017, “il Giappone ha un limitato spazio per uno stimolo monetario e fiscale dato l'alto debito pubblico”.
L'IMF ha suggerito al governo di Tokyo - anche durante le recenti consultazioni tra il Sol Levante ed il Consiglio Direttivo dell'ente internazionale - di lavorare sugli incentivi fiscali indirizzati alle aziende che aumentano i salari (“o, come ultima spiaggia, introducendo sanzioni”); una riforma del lavoro che, sempre tramite la leva fiscale, incoraggi le aziende ad assumere lavoratori a tempo pieno accelerando allo stesso tempo sul programma “stesso lavoro, stessa paga”; una maggiore apertura del mercato del lavoro ai lavoratori stranieri; una politica di graduale aumento della tassa sui consumi (l'aumento di tre punti deciso dal governo è stato rimandato al 2019) “almeno fino al 15%, con incrementi dallo 0,5 all'1% ad intervalli regolari” e di contenimento della spesa pensionistica (i pensionati di ogni latitudine rimangono il nemico numero uno per Lagarde).

Proprio sulle pensioni, il 29 luglio, sono finalmente usciti i dati del bilancio del fondo pensionistico pubblico del Sol Levante (Government Pension Investment Fund). Il fondo, presente in borsa ed azionista di numerosissime aziende in patria ed all'estero, ha perso, nel 2015, circa cinquemilatrecento miliardi di yen. Nel 2014 il governo aveva deciso di aumentare, dal 24 al 50 per cento, il patrimonio investito nel mercato azionario. “I cambiamenti nel portafoglio titoli hanno, ovviamente, prodotto, perdite aggiuntive” ha affermato il Segretario dei comunisti, Koike, “il governo ha la grave responsabilità di aver causato una così pesante perdita sul patrimonio previdenziale della gente” ha aggiunto il parlamentare.

Il tema del salario minimo, evidenziato dal FMI, è stato al centro anche del 28° congresso del sindacato Zenroren, svoltosi dal 28 al 30 luglio a Tokyo. La confederazione ha adottato un programma biennale di azioni per raggiungere gli obiettivi di un aumento generalizzato del salario minimo orario, del blocco della riforma della Costituzione e del portare il numero dei propri iscritti ad un milione e mezzo (attualmente sono circa 1.200.00, numero che fa di Zenroren la seconda confederazione del Paese dopo Rengo).
Il 28 luglio, l'organizzazione sindacale era, intanto, intervenuta per denunciare la condizione di molti apprendisti stranieri impiegati sotto l'ombrello di un programma internazionale di formazione e lavoro cui aderisce il Giappone. Il segretario della federazione di Aichi, parlando in conferenza stampa, aveva reso nota la situazione dei circa 3.000 apprendisti stranieri assunti nel settore tessile nella propria Prefettura. Il salario medio orario di questi lavoratori si aggirerebbe intorno ai 500 yen: 254 yen in meno del salario minimo vigente nella Prefettura.

In ambito agricolo, dati ministeriali resi noti martedì scorso, mostrano come il Sol Levante abbia, nuovamente, fallito gli obiettivi governativi per un tasso di autosufficienza alimentare del 45%. Nell'anno 2015, il tasso di autosufficienza alimentare si è, infatti, fermato al 39%. Sempre secondo il Ministero, il calo del volume del pescato (-3%) e del consumo di riso (-2%) è stato parzialmente coperto da un aumento della produzione della barbabietola da zucchero e del grano. Tra le maggiori economie, il Sol Levante ha il più basso tasso di autosufficienza alimentare, scendendo dal 79% di calorie “nazionali” pro capite del 1960 al 37% del 1993 per poi attestarsi intorno al 20% negli ultimi venti anni.

In politica internazionale, i reiterati lanci - gli ultimi due lo scorso 2 agosto - da parte nordcoreana, di missili balistici verso il Mar del Giappone (uno dei due razzi è caduto in Zona Economica Esclusiva di Tokyo) non aiutano ad attenuare la tensione nell'Asia del Nord-Est. Consueta la risposta del Ministero della Difesa (“stiamo raccogliendo ed analizzando dati ed informazioni”) mentre il titolare degli Esteri Kishida ha provato, senza successo a causa del veto cinese, a porre la questione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti sono sempre più determinati a rafforzare il loro sistema di difesa antimissilistico in una escalation che potrebbe avere nefaste conseguenze.

Ad Okinawa, intanto, un gruppo di consiglieri della Prefettura ha consegnato, lo scorso 26 luglio, al locale ufficio della Difesa la risoluzione, recentemente approvata, che chiede al governo di non proseguire nella realizzazione degli eliporti destinati alle truppe USA a Takae. Il giorno prima il ministro Nakatani, in uno dei suoi ultimi atti alla guida della Difesa, aveva confermato, incontrando il Comandante delle truppe statunitensi nel Pacifico, Harry Harris, la volontà del governo di “lavorare duramente” per la realizzazione della nuova base di Henoko e dei nuovi eliporti.
Nel contempo, il neoministro per Okinawa e i Territori del Nord, Tsuruho, ha voluto subito mettere in chiaro quale sarà il suo atteggiamento rispetto alle servitù militari presenti nella Prefettura, affermando che i ritardi nella costruzione delle facilities avranno ripercussioni sui trasferimenti del governo nazionale: “le misure per lo sviluppo e la questione delle basi sono, senza dubbio, tra loro legate”. “E' naturale che i trasferimenti saranno ridotti se non vi saranno progressi nei lavori”, gli ha fatto eco il Segretario Generale del Gabinetto, Suga.

(con informazioni di Japan Press Weekly 27 lug. - 2 ago. 2016; mod.go.jp; imf.org; the-japan-news.com; asahi.com; japantimes.co.jp)

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