Vorrei cominciare con una lunga citazione che cerca di riassumere gli argomenti di coloro che chiedono l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori.
“Ma un elemento non meno deleterio … è rappresentato dalla rigidità del mercato del lavoro, in gran parte tragico frutto della demagogia sindacalista … . Io credo che l’opinione pubblica, i disoccupati, gli operai stessi, non si siano resi conto ancora del gravissimo danno determinato dall’instaurazione di una politica sindacale ispirata ad un parossistico vincolismo. … È ovvio, infatti, che la cristallizzazione degli organici, praticamente determinatasi in grazie ai mille vincoli …, non consente oggi quel processo di selezione attraverso il quale un tempo si affermavano i migliori ed erano eliminati gli elementi più scadenti; è altrettanto ovvio, d’altra parte, che con tanta maggiore prudenza le direzioni aziendali oggi si avventurano ad assumere nuovo personale, quanto più sanno che ogni sorta di difficoltà si frapporrebbe loro quando per nuove, mutate esigenze d’ordine tecnico-produttivo, dovessero poi diminuirne il numero anche in minima marte. Questo … non può che alterare profondamente la fisionomia della nostra organizzazione economica e, attraverso un assurdo rigidismo provocare … assieme ad un notevole grado cristallizzazione dell’occupazione …, un’ancor più sentita cristallizzazione del peso dei disoccupati, venendo fatalmente meno per molti di costoro tante possibilità, anche temporanee, d’impiego.”
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