Domenico Losurdo è un filosofo italiano, con un passato da docente presso l'Università di Urbino (oggi è in pensione) e un corposo numero di pubblicazioni facilmente reperibili e rintracciabili attraverso Wikipedia. La precisione e chiarezza delle sue argomentazioni accompagna una militanza mai celata nel campo del comunismo italiano. Non è un caso che la presentazione del suo ultimo libro, La sinistra assente, si colleghi, a Firenze, alla presentazione di un appello per la ricostruzione di un soggetto marxista e di classe. Anziché recensire il volume abbiamo tentato di riassumerne alcuni concetti chiave con un'intervista all'autore che qui vi proponiamo.
1) Nel suo libro si affronta il tema della sinistra in chiave globale. Accenna alla situazione specifica italiana solo nel ricordare le infelici posizioni di Camusso e Rossanda a ridosso dell'intervento militare in Libia che ha abbattuto Gheddafi. La pubblicistica contemporanea ci aveva abituati a concentrarci sulle diseguaglianze economiche e sugli errori, o le debolezze, dei gruppi dirigenti della sinistra italiana, o al massimo europea. Può riassumerci le motivazioni di questa scelta argomentativa?
Noi oggi, per quanto riguarda l'occidente capitalistico, assistiamo ad un gigantesco processo di redistribuzione del reddito a favore delle classi più ricche e privilegiate. Ma questo viene ammesso in qualche modo da molti autori, non è un elemento nuovo. Il punto centrale nell'analisi del libro è invece questo: noi siamo in presenza, se diamo uno sguardo a livello mondiale, non di uno, ma di due processi di redistribuzione del reddito, tra loro contrapposti.
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