Bene la FIOM e la “coalizione sociale”, bene, parallelamente, la ricomposizione da accelerare della sinistra politica non settaria
La “coalizione sociale” ideata dalla FIOM è stata ufficialmente attivata il 14 marzo. Come già era da qualche tempo noto, le caratteristiche che i promotori (accanto alla FIOM, Libera, Emergency, ARCI, Libertà e Giustizia e altri ancora) hanno voluto dare alla “coalizione sociale” consentono l’appartenenza a essa solo di organismi non politico-partitici, comunque si definiscano. Le intenzioni primarie sono tuttavia, dichiaratamente, del tutto politiche: si tratta di creare nella società una capacità di resistenza davvero efficace alle politiche brutalmente antisociali e pericolosamente lesive della democrazia già operate dai governi di questi anni od oggi in cantiere da parte del governo Renzi, e si tratta di costruire una relazione tra le diverse figure lavorative sfruttate, oggi scomposte in una miriade di forme di lavoro e di rapporti contrattuali dove è dominante la precarietà, in una situazione in cui una sinistra politica di massa non esiste più da un pezzo e la sinistra politica di minoranza è stata ridotta all’impotenza e a un largo discredito sociale da una storia di ripiegamenti su se stessa, scissioni, eterne lotte di frazione, derive estremizzanti e settarie, illusioni sul ritorno a sinistra del PD. Educatamente la critica alla sinistra politica di minoranza non viene più dichiarata dai promotori della “coalizione sociale”, ma alcune sue figure rilevanti l’hanno messa qualche tempo fa per iscritto. Forse potevano evitarlo, poiché qualcosa sul terreno della ricomposizione della sinistra politica aveva cominciato a muoversi, per esempio con la costituzione sotto elezioni europee della Lista Tsipras. Non è che tutti quanti i promotori della “coalizione sociale”, poi, possano dichiararsi freschi politici totalmente estranei al disastro della sinistra italiana. Ma al tempo stesso la loro critica, implicita o esplicita che sia, è meritata. È ovvio, inoltre, che la costituzione della “coalizione sociale” sia anche una critica mossa alle sinistre PD, sostanzialmente inutili, talora più che ambigue.
Il Frentani pieno come non mai, questa la primissima immagine che giunge dall'iniziativa per la difesa e l'applicazione della Costituzione lanciata dal segretario FIOM Maurizio Landini e dal giurista Stefano Rodotà. I lavori sono stati aperti proprio da una relazione di quest'ultimo che ha espresso con forza la propria contrarietà all'idea – diffusa non tra pochi – che la Carta sia un “ferro vecchio”, ma che invece rappresenta un'idea avanzata di Paese, già dal suo primo articolo “fondamento della tenuta democratica del Paese”, e dal terzo che, a fronte di un'Italia che ha visto sempre più crescere le diseguaglianze, afferma che è compito della Repubblica ridurle. La difesa della Costituzione dunque come fondamentale passo per la “promozione di una diversa idea di società rispetto a chi vuole svuotarla”.
Nel Salone del Podestà non si entra già dopo mezz’ora dall’apertura dei cancelli. Chi resta fuori si raduna davanti agli schermi che sono stati posti in altri punti del Palazzo di Piazza Maggiore. Non è un seminario, come qualcuno aveva descritto l’evento. Si tratta di una partecipazione inattesa, soprattutto per gli organizzatori.
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