L'Italia può farcela. Equità, flessibilità e democrazia. Strategie per vivere la globalizzazione di Alberto Bagnai, edizioni Il saggiatore
Nel mirino del fuoco di Bagnai finisce tutta la politica europeista dell’ultimo quarto di secolo e anche più. La demolizione dell’attuale situazione socio-politica viene portata sufficientemente a fondo e spinta al punto di rottura. Quello di Bagnai è un vero e proprio attacco al blocco sociale che continua a sostenere l’immobilismo politico. La cosa più curiosa è che tale colpo venga inferto da un economista keynesiano, eterodosso e anti-euro, inquadrato come capofila di un fronte sovranista e nazionalista foriero di venti reazionari. Sembra scontato dire che una politica deflazionistica stia alla base di ulteriore disoccupazione, meno scontato è individuare il perché questa politica abbia ricevuto un convinto consenso da parte di larghe fette della popolazione. Eppure se si pensa all’innalzamento dell’età media in Italia si capisce che una larga fetta dei pensionati legati alle organizzazioni sindacali, di categoria e di partito hanno respinto le politiche inflazionistiche per garantire se stessi e i propri crediti. Purtroppo la difesa del potere d’acquisto delle pensioni con politiche deflazionistiche è un vicolo cieco, minando l’occupazione che regge la base di ogni sistema previdenziale.
Di Luigi Vinci
Articolo pubblicato sul quarto numero cartaceo de Il Becco
Una constatazione di tutte o quasi tutte le popolazioni dell'Unione Europea, e di paesi dentro all'area economica europea, ma non nell'UE, come quelle di Svizzera, Islanda, Norvegia, è che l'UE si sia trasformata in una matrigna punitiva senza un motivo razionale. Di conseguenza aspirano all'entrata nell'UE solo quote urbane di popolazioni collocate verso est, come quelle di Turchia, Ucraina, paesi dei Balcani occidentali, perché vi sopravvive l'immagine di un'area di prosperità e di libertà, defunta altrove.
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