Con i decreti legge Minniti-Orlando del 2017 tutto questo trova piena realizzazione: “Daspo urbano” e militarizzazione delle città, “grazie” agli accordi con la Libia (e qui non stiamo a sottolineare la situazione di caos presente in questo paese, in cui intere zone sono sotto il controllo di milizie armate), “i respingimenti in mare diretti e «per procura» alle autorità libiche diventano uno strumento ordinario di controllo degli ingressi”1, così come i trattenimenti nelle carceri libiche (in cui i diritti umani non vengono minimamente rispettati).
Il burocrate nero: il fallimento della politica sull’immigrazione del ministro Minniti
In queste ultime settimane di campagna elettorale, Matteo Renzi sta facendo girare come una trottola per l’intera penisola Marco Minniti, per sfoggiare i suoi risultati di Ministro dell’interno del governo Gentiloni. Applicando delle politiche e una chiara strategia voluta dal segretario nazionale del PD per trattenere l’elettorato di destra che, con la rinascita di Berlusconi e Forza Italia, sta tornando alla sua tradizionale collocazione dopo alcuni anni: uno dei tanti flussi elettorali che stanno fuoriuscendo dal Partito Democratico da tutte le direzioni politiche, la cui quantità sarà misurabile solamente dopo il voto. Dopo aver posizionato pedine (al momento) fedeli nei Collegi per reggere l’urto di una possibile sconfitta e schiacciare una minoranza infuriata, Renzi utilizza la ricetta Minniti contro l’incalzante quanto fomentato malcontento della popolazione italiana verso i rifugiati e migranti. Una ricetta basata su due pilastri fondamentali: il decreto sicurezza Minniti-Orlando (l’inserimento del nome del guardasigilli è una chiara mossa politica) e il Minniti Compact sull’immigrazione.
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