Da tempo ormai tiene banco la storia di Charlie Gard, bambino inglese con una grave patologia a cui i medici vogliono staccare la spina, nonostante l'opposizione dei genitori.
Italia, morituri te salutant
In questi giorni impazza il dibattito sull'eutanasia, sulla dolce morte. Come sempre, quando qualcuno sceglie di farla finita: è stato così con Eluana Englaro ed è così per il recente caso di Dj Fabo. Purtroppo però siamo tutti tristemente consapevoli che non solo la discussione non porterà a nessun risultato, ma anzi si esaurirà non appena l'attualità ci presenterà un nuovo argomento alla moda. Invece sarebbe fondamentale discutere questo tema, ed ancor più sarebbe importante farlo a bocce ferme, ossia quando non c'è nessun caso specifico cui fare riferimento. Infatti, se non mettiamo le cose in chiaro una volta per tutte ci saranno presto o tardi altri dieci, cento o anche mille Dj Fabo, i cui casi saranno peraltro molto meno di dominio pubblico.
Italia e legge sul fine vita: un futuro incerto
L’Italia, lo sappiamo, non brilla certo in tema di diritti civili. Il testamento biologico resta bloccato in parlamento e anche i diritti della persona non ricevono ancora il riconoscimento loro dovuto nel resto dei paesi occidentali. Nella bioetica e non solo la Chiesa continua a giocare un ruolo attivo intervenendo nella vita pubblica con un’autorità che, piaccia o meno, è ancora riconosciuta e rispettata dall’opinione pubblica a cui piace la trasgressione tipica del capitalismo libertario ma solo fino ad un certo punto. La questione posta dal caso di Dj Fabo riguarda l’eutanasia attiva e spinge il discorso dei diritti civili più in profondità: l’autodeterminazione si incontra e scontra con il progredire delle tecnologie in grado di mantenere in vita malati giunti al limite della sopportazione fisica della propria condizione. Parallelamente il dibattito sembra confinarsi sempre più nel puro esercizio delle libertà personali unite al progresso scientifico, dove si rivendica unicamente la possibilità di scelta di chi può permettersi la clinica privata per essere traghettato verso la “buona morte”.
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