Come tutti sanno la legislatura appena dichiarata conclusa era viziata alla base da poca cosa, solamente un vizio di incostituzionalità determinato da una legge elettorale (il Porcellum e l’Italicum, sua rettifica piddina). Che volete che sia? La legge elettorale infondo è solamente quello strumento di importanza vitale per la democrazia che fa discendere i parlamentari dai voti affidati dagli elettori. È altresì quello strumento che collega rappresentanti e rappresentati, paese legale e paese reale. Una quisquilia da poco se si pensa al mantra della “governabilità” imposto dai mercati. Siamo quindi immersi nel refrain de “l’importante è avere governi stabili”, perché l’instabilità attira le iene dello spread. Insomma, poco importa che coloro che occuperanno il parlamento per cinque lunghi anni siano o meno rappresentanti fedeli del cittadino che diligentemente si è recato a votare, ciò che importa è che riescano a trovare un accordo per formare un governo dalla durata in carica più lunga possibile.

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Essere stranieri, essere cittadini: un percorso tra nazionalismo e rivendicazione

Quando si parla di migrazioni si parla di flussi, quasi a muoversi fossero correnti e non persone. Si parla di emergenza, come se si parlasse di un fenomeno nuovo, imprevedibile, mai successo nella storia dell'umanità. E si parla di immigrati, come se la loro vita abbia valore solo dal momento che sono sbarcati in Europa.
Tramite questi discorsi (e non solo!) le persone migranti vengono disumanizzate, viste come un tutt'uno omogeneo, un nemico che minaccia l'ordine costituito; questa “massa” porta malattie, dall'ebola alla scabbia, porta terroristi pronti a far stragi nella nostra terra e la loro semplice presenza è una minaccia alla cultura e alla religione autoctona.
Questi ragionamenti purtroppo non sono solo chicchere da bar, ma hanno una rilevante valenza simbolica che interessa non solo il discorso pubblico ma anche la sfera politica e giuridica della società; liquidarle come idee xenofobe, dettate dall'ignoranza e dal populismo potrebbe risultare controproducente, in quanto così facendo si rischia di sottovalutare i rischi che comportano.

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