Giovedì, 18 Gennaio 2018 00:00

Elezioni in vista. Ma con quale legge elettorale?

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Come tutti sanno la legislatura appena dichiarata conclusa era viziata alla base da poca cosa, solamente un vizio di incostituzionalità determinato da una legge elettorale (il Porcellum e l’Italicum, sua rettifica piddina). Che volete che sia? La legge elettorale infondo è solamente quello strumento di importanza vitale per la democrazia che fa discendere i parlamentari dai voti affidati dagli elettori. È altresì quello strumento che collega rappresentanti e rappresentati, paese legale e paese reale. Una quisquilia da poco se si pensa al mantra della “governabilità” imposto dai mercati. Siamo quindi immersi nel refrain de “l’importante è avere governi stabili”, perché l’instabilità attira le iene dello spread. Insomma, poco importa che coloro che occuperanno il parlamento per cinque lunghi anni siano o meno rappresentanti fedeli del cittadino che diligentemente si è recato a votare, ciò che importa è che riescano a trovare un accordo per formare un governo dalla durata in carica più lunga possibile.

In un contesto simile una legge elettorale diventa ben poca cosa, con buona pace dei costituenti e dei giudici costituzionali che si affannano a far rispettare il dettato della carta. Oggigiorno il mercato domina lo Stato ed è quindi opinione diffusa che l’ordinamento debba adeguarsi al volere dei valori di borsa. Non c’è esempio migliore per dimostrare la pervasività di questa ideologia antidemocratica che ha ormai avvinghiato il nostro Paese e stritolato definitivamente la Costituzione della Repubblica democratica che ricostruire le tortuose e disgraziate vicende delle leggi elettorali. L’Italicum (legge 6 maggio 2015, n. 52) ha rettificato il Porcellum, passato alla Storia per essere la legge elettorale che ha causato un vulnus talmente grave da costringere i giudici costituzionali nella loro sentenza di incostituzionalità a tirare in ballo nientemeno che il principio di “continuità dello Stato” per evitare una rovinosa caduta delle istituzioni che avrebbe potuto determinare pericolosi esiti. Una sentenza della Corte Costituzionale non poteva certo farci piombare in una situazione anomica, fan pur sempre il loro mestiere di giudice che diamine! Dunque, siccome non si può chiedere alla pecora di farsi lupo ecco che, la medesima maggioranza politica che partorì l’Italicum diete continuità all’ordinamento partorendo un’altra legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum bis, con pressoché gli stessi vizi di incostituzionalità. I giudici dell’Alta Corte giacciono stremati da allora, preferendo tacere anziché proferire l’ennesima sentenza inascoltata. 

Vediamo più nel dettaglio però quali furono gli elementi di incostituzionalità del Porcellum prima e dell’Italicum, cosa prevede il Rosatellum bis e soprattutto quali sono gli elementi della truffa, cioè in quali passaggi la nuova legge elettorale si ripete in maniera uguale a quella definita incostituzionale. Reggetevi.

Il Porcellum (legge n. 270 del 21 dicembre 2005) è la vera pietra dello scandalo, ma le altre leggi elettorali non saranno certo da meno. Il premio di maggioranza previsto dal Porcellum, venne giudicato «foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione» in grado di produrre «una distorsione», perché non impone il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista». Se si passano in rassegna le 100 pagine di motivazioni fornite dell’Alta Corte in merito all’Italicum invece si possono far emergere sostanzialmente i seguenti punti come elementi di incostituzionalità: il ballottaggio prevede si conceda un premio di maggioranza anche a chi non ha ottenuto il numero sufficiente di voti per meritarselo violando i principi di libertà ed eguaglianza, la determinazione di capilista bloccati in più collegi è giudicata incostituzionale perché determina una distorsione dell’esito del voto di preferenza. Il Rosatellum bis (legge 3 novembre 2017, n. 165) presenta invece i seguenti profili di incostituzionalità non ancora rinvenuti dalla Corte costituzionale: la mancata facoltà dell’elettore di esprimere le preferenze per i candidati nei collegi plurinominali, i listini infatti continueranno ad essere bloccati e l’assenza della possibilità di voto disgiunto

Se si guarda con attenzione si capisce che tutte le motivazioni fornite dall’Alta Corte mirano a far rispettare il più possibile la volontà popolare, punendo la «sproporzionata divaricazione» tra la composizione della Camera «e la volontà dei cittadini espressa con il voto, principale strumento di manifestazione della sovranità popolare». Non è difficile capire che in un sistema misto (maggioritario con solo parziali elementi di proporzionalità, oppure proporzionale con forti premi di maggioranza) questo famigerato principio di “volontà”, determinato da un altro fondamentale principio costituzionale, quello della “proporzionalità”, verrà sempre calpestato da quello della “governabilità”. È un elemento voluto dal mercato ed è solo questione di ammettere che a decidere in politica sono ormai i capitali privati e non più i privati cittadini. Ai liberali serve ancora un po’ di purgatorio di questa politica becera per capirlo.

Ora potete decidere se rassegnarvi o ribellarvi. Se passate dal lato della ribellione è gradita una pars costruens, siccome sciogliere il nodo dello Stato borghese è una cosa un po’ complicata che non si addice di certo al dottore in legge e l’ultimo ad esserci riuscito è morto il 21 gennaio del 1924. Nel frattempo i raggiri iniziano a prendere forma (esemplare quello di + Europa, vedi qui). Infatti, i vari partiti in alleanza tra di loro nei vari collegi appoggeranno in maniera unitaria i candidati di coalizione pretendendo poi rappresentanza senza voti. Siccome le principali coalizioni di centrodestra e centrosinistra prenderanno almeno il 10% necessario, ecco scoperta la via per entrare in Parlamento senza sforzarsi troppo nella raccolta del consenso. È un trucco già utilizzato e che continuerà ad essere utilizzato violando apertamente i principi di eguaglianza e proporzionalità nel voto, poiché basterà allearsi con la lista più gettonata per ottenere seggi, mentre chi correrà da solo verrà inevitabilmente penalizzato.

Ultima modifica il Mercoledì, 17 Gennaio 2018 17:00
Alex Marsaglia

Nato a Torino il 2 maggio 1989. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla storica rivista del Partito Comunista Italiano “Rinascita” e appassionato di storia del marxismo. Idealmente vicino al marxismo eterodosso e al gramscianesimo.

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