Di Clelia Incorvaia

Rosa Balistreri: un fiore siciliano in Toscana.

Si racconta di un fiore capace di sopravvivere all'arsura, di un fiore capace di rigenerarsi e fiorire al primo alito di vento. È la rosa del deserto. Non a caso, in gergo, si definisce "rosa del deserto" qualcosa di straordinario, di raro. Non è da tutti, infatti, imporsi nonostante le avversità; non è da tutti fiorire in un terreno generalmente arido. Rosa Balistreri l’ha fatto. Rosa non era una semplice cantante. Era molto di più. Era una stornellatrice in lotta con il mondo che ha fatto della disperazione il leitmotiv della sua produzione artistica. Era una cantastorie analfabeta, che nonostante non sapesse né leggere né scrivere, si è resa autrice di un capitolo culturale di altissimo pregio. È stata una donna, una mamma, una figlia, una siciliana profondamente ancorata a quella mentalità bigotta e codina che denunciava, invincibilmente legata a quel tessuto familiare e sociale violento che la costrinse a cercare il successo altrove, in Toscana, dove visse per dodici anni con il pittore Manfredi, dove incontrò artisti quali Mario De Micheli, Ignazio Buttitta, Dario Fo. Rosa, la ‘’picciriddra’’ che ha avuto il suo primo paio di scarpe a quindici anni, ne ha fatta di strada, nonostante tutto.

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