Sono solo 154 pagine ma raramente tanta saggezza fu racchiusa in uno spazio così limitato. Parlo di “Se Venezia muore” (Einaudi, Euro 11) di Salvatore Settis, che il 9 dicembre è stato presentato a Venezia in un Palazzo Franchetti incapace di contenere gli uditori convenuti numerosissimi. Tre sono le cose che mi hanno colpito di più in questa breve ma densissima opera.
Il Serchio
tortuoso sfociando in mezzo alle barriere
di marmo già spaccate a Ripafratta guida
nel terribile abisso le onde che muoiono
di quella morte che amano gli amanti, vivendo
in ciò che sempre cercavano
Percy Bysshe Shelley da “La barca sul Serchio”
Ripafratta è una piccola frazione al confine tra le provincie di Lucca e Pisa, nonché al limite settentrionale del territorio del Comune di San Giuliano Terme. È uno di quei paesini che ti scorrono davanti velocemente quando non hai abbastanza tempo per fermarti e osservarli meglio. Eppure se qualcuno lo facesse, rimarrebbe sorpreso nel vedere le imponenti mura di quella costruzione che domina sul paesino tanto conteso nel corso dei secoli tra Lucca, Pisa e Firenze: la Rocca di Ripafratta.
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