Sono nata ad Arezzo il 26 giugno 1987, dopo un diploma in lingue ho lasciato il mondo poliglotta per iscrivermi alla Facoltà di Scienze per i Beni Culturali, laureandomi nel lontano 2009 con una tesi su donne e Resistenza. Sono stata presidente dell'Udi aretina e attualmente sono membro nella Commissione Pari Opportunità della Provincia di Arezzo. Da qui si possono evincere le mie passioni: politica e diritti. Attualmente sono assessora nel Comune di Monte San Savino, ridente paesino in provincia di Arezzo
Nel 2004, dopo anni di dibattiti e proposte di leggi, viene approvata la legge 40 sulle tecniche riproduttive: è una delle leggi più restrittive al mondo, sia per i criteri di accesso sia per le tecniche permesse. La legge 40 sceglie fin dal nome da che parte stare: Norme in materia di procreazione medicalmente assistita e la scelta terminologica veicola una posizione concettuale ben precisa. La procreazione è intrisa di religiosità e sarebbe preferibile parlare di riproduzione, parola che denota il processo che porta alla formazione di un individuo maturo sessualmente o la fecondazione dei gameti sessuali.
E non solo è quella più ristrettiva, è anche quella più contestata: cinque volte è finita sui banchi della Corte Costituzionale (nel 2005, due volte nel 2009 e una nel 2010 e infine a maggio 2012); se poi si considera anche i ricorsi per altre parti della legge siamo già a 17 bocciature, compresa quella di Strasburgo.
Ma questi continui e indispensabili attacchi non sono finiti.
Ieri (12 dicembre 2012) il Tribunale di Firenze ha rinviato alla Corte Costituzionale la decisione di pronunciarsi su due aspetti della legge.
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