Capo Colonna. Storia di cementificazione, storia di lotte.
Pochi giorni fa (lo scorso 14 Febbraio ndr), dopo una incessante battaglia portata avanti, tra gli altri, dall’Associazione culturale Sette Soli, veniva sequestrata l’area di Contrada Scifo, sul litorale sud di Capo Colonna (KR), una vicenda incresciosa che ha portato allo sviluppo di un filone investigativo che vede coinvolti tecnici, costruttori e amministratori. Il provvedimento di sequestro riguarda il complesso turistico denominato “Marine Park Village”; otto gli indagati, con svariati capi d’accusa: lottizzazione abusiva, abuso d’ufficio e in due casi falso ideologico. Procedimento avviato dalla Procura della Repubblica di Crotone, con decreto d’urgenza; per fermare i lavori (estremamente invasivi) relativi alla costruzione del villaggio turistico in un’area soggetta a triplice vincolo paesaggistico e a vincolo archeologico.
Capo Colonna: quando la storia nuota nel cemento.
Nella martoriata Calabria, terra di bellezze storico-paesaggistiche inestimabile, s’inserisce una nuova storia, forse tra le più brutte degli ultimi anni. Questa terra, abbandonata alla n’drangheta e a poteri esclusivamente lobbystici, subisce una nuova ferita inferta proprio in uno dei suoi luoghi simbolo; Capo Colonna nei pressi di Crotone. Il nuovo scempio vedrà la realizzazione di un grande parcheggio in prossimità dell’importantissima area archeologica di Capo Colonna. No non siamo in un film di Antonio albanese con protagonista il suo rinomato e avvezzo alla delinquenza personaggio, Cetto La Qualunque. Siamo nella Calabria del 2015, terra che evidentemente ha smesso di credere che la spinta per la rinascita provenga da ciò che la natura e la storia hanno lasciato in eredità.
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