LORO 2 è un invito a non far parte della "feccia che risale il pozzo"
Nel 2008 al cinema Matteo Garrone (con Gomorra) e Paolo Sorrentino (con Il Divo) si contendevano il dominio del boxoffice italiano. Vinse il primo che doppiò il rivale a livello di incassi (10 milioni di euro contro 4.6), forte del successo del bestseller di Roberto Saviano da cui è tratto. Il cinema italiano sembrava in ripresa, ma era solo una coincidenza. Nel 2015 la sfida proseguì al Festival di Cannes (c'era anche Nanni Moretti con Mia madre) con Il racconto dei racconti e La giovinezza, ma rimasero a bocca asciutta. È ancora tempo di sfide tra due degli autori di punta del nostro cinema. La prossima settimana vi recensirò Dogman di Matteo Garrone che sarà in concorso al Festival di Cannes.
Lui, loro e gli italiani: la somma inconscia del berlusconismo secondo Sorrentino
2008. Passò da Cannes e poi in sala un film italiano destinato a diventare uno dei migliori film di Paolo Sorrentino (insieme a Le conseguenze dell'amore). Sto parlando de Il divo. Al centro del film c'era Toni Servillo con il suo Giulio Andreotti. In quell'opera c'era una piccola scena che era il fulcro della pellicola.
Grande ovazione alla Pergola di Firenze per “Le voci di dentro”, commedia realizzata dal grande Edoardo De Filippo e diretta e interpretata dall’altrettanto grande Toni Servillo.
In scena anche Peppe Servillo, fratello del più noto Toni sia nella realtà che sul palco. Come sempre l’interpretazione di Toni è intensa e pungente, calamitante ma senza esser troppo sopra le righe con l’espressività del volto mai eccessiva, mai forzata, spesso tratteggiata da sbigottita incredulità o stanca rassegnazione. Non sono da meno il fratello Peppe e gli altri comprimari, molto realistici nelle proprie parti e capaci di far emergere, anche con poche battute i lati salienti dei loro caratteri.
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