Dopo l’esibizione sorprendentemente riuscita all’Aeroporto di Malpensa, allestita in forma di performance all’aperto per celebrare l’Expo di Milano, L’elisir d’amore torna sul palco del Piermarini in una versione che ha girato i maggiori teatri d’Europa già dal 1998.
È a partire dalle bozze del costumista Tullio Pericoli, che aveva collaborato con la regia di Ugo Chiti nel 1998 e nel 2001 e di Laurent Pelly nel 2010, che Grischa Asagaroff ha voluto produrre questa nuova messinscena.
Una versione che fa il verso ad un ottocento fiabesco, da illustrazione per bambini, in cui colori sgargianti e tinte pastello, abiti dalle forme voluminose e accentuate ed oggetti di scena puliti e semplici, si uniscono alla recitazione da commedia dell’arte dei personaggi.
È la stessa produzione che calca le scene ormai da qualche anno quella della "Lucia di Lammermoor" in programma al Teatro alla Scala nelle prossime settimane, sebbene ampiamente “ricostruita” per l’occasione dalle maestranze scaligere. Una regia piuttosto tradizionale, made in USA, della nota Mary Zimmerman.
L’allestimento, di facile consenso per il grande pubblico, può suscitare senza dubbio qualche perplessità tra gli appassionati del genere, ma ha il pregio di non disturbare con stravaganze e velleità un’opera tanto raffinata e melodrammatica.
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