Sabato, 01 Febbraio 2014 00:00

Hannah Arendt secondo Margarethe Von trotta

Un film intenso, quello di Margarethe Von Trotta, l’acclamata regista tedesca di Rosenstrasse. Il titolo è semplicemente “Hannah Arendt”, perché in effetti sono la filosofa e la donna che emergono pienamente durante tutta la narrazione del film.

La pellicola ripercorre soprattutto la stesura del famoso testo della Arendt, “La banalità del male”, ma senza trascurare l’interiorità della personalità della filosofa e l’intimità dei suoi rapporti interpersonali, con una telecamera che indugia insistentemente sui primi piani dell’eccellente protagonista, l’attrice Barbara Sukova, capace di rendere la lucida freddezza dell’intelligenza di Hannah, senza perderne però i tratti di umana fragilità.

Pubblicato in Film della settimana

Scrive André Gorz, filosofo e giornalista francese, nel suo “L’ecologia politica, un’etica della liberazione”:

“Se si parte […] dall’imperativo ecologico, si può arrivare tanto ad un anticapitalismo radicale quanto […] a un comunitarismo naturalista. L’ecologia non ha tutta la sua carica critica ed etica se le devastazioni della terra, la distruzione di un modo di vita non sono comprese come le conseguenze di un modo di produzione; se non si comprende che questo modo di produzione esige la massimizzazione dei rendimenti e ricorre a delle tecniche che violano gli equilibri biologici. Ritengo dunque che la critica delle tecniche nelle quali si incarna il dominio sugli uomini e sulla natura sia una delle dimensioni essenziali di un’etica della liberazione” [1].

Il mondo in cui oggi viviamo è sempre più “inquinato” (in tutti i sensi!) da un capitalismo sfrenato che risucchia entro la sua sfera inglobante qualsiasi dimensione umana. La tecnica, il consumismo, il denaro elevato a potenza quasi mitica che fa girare il mondo, l’individuo ridotto a pedina o spettatore assente di fronte a una società che sempre più può essere caratterizzata come “società dello spettacolo”, riprendendo l’omonimo titolo di Debord.

Pubblicato in Umanistica e sociale

5. Il difficile equilibrio tra realismo politico e progetto utopista

La XVII° Conferenza del nostro partito ha affermato che uno dei compiti fondamentali per l'attuazione del secondo piano quinquennale consiste nel distruggere le sopravvivenze del capitalismo nell'economia e nella coscienza degli uomini. È un concetto assolutamente giusto. Ma possiamo dire di aver già superato tutte le sopravvivenze del capitalismo nell'economia? No, non possiamo dirlo. E tanto meno […] nella coscienza degli uomini. Non possiamo dirlo […] anche perchè esiste ancora un accerchiamento capitalistico, che si sforza di ravvivare e di stimolare le sopravvivenze del capitalismo nell'economia e nella coscienza degli uomini nell'URSS, e contro il quale noi bolscevichi dobbiamo tener sempre le polveri asciutte. È chiaro che queste sopravvivenze non possono non costituire un terreno favorevole per rianimare, nella testa di singoli iscritti al partito, l'ideologia dei gruppi antileninisti battuti.
(Stalin, Problemi della direzione politica e ideologica; 26 gennaio 1934)

 

Pubblicato in Umanistica e sociale
Pagina 5 di 5

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.