Sbirre: una questione di genere, almeno in copertina
Tra i libri pubblicati per essere letti sotto l’ombrellone i gialli e il noir godono sempre di grande attenzione.
Sono una distrazione poco impegnativa e attestata anche nei circuiti della cultura alta (o, meglio, identificata come tale).
Alla ricerca del Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane, di Massimo Carlotto
Benvenuti. Accomodatevi. Vi basteranno cinque minuti per sentirvi a casa, anche se non vedete questi vecchi amici da mesi. Siete tra quelle persone a cui non servono molte parole, per le quali i silenzi dei piccoli gesti parlano più di infinite frasi. Tra il fumo di nervose sigarette, le bottiglie di alcol mezze vuote, Signore del Blues in grado di incantare la vostra anima, siete di nuovo insieme all’Alligatore (Massimo Buratti), Beniamo Rossini e Max la Memoria. Un investigatore privato senza licenza, un criminale della vecchia guardia, con un codice d’onore rigido e di tempi scomparsi, un romantico attivista politico sull’orlo della rassegnazione: tre cuori da banditi accomunati dall’insana passione per la giustizia, incompatibile con quella codificata dalle leggi e sancita nei tribunali.
Difficile misurare l’ipocrisia. A guardare alla società italiana si rischiano però le vertigini. Un giustizialismo diffuso in un paese in cui il sistema criminale è parte integrante del tessuto economico, dove si annuisce alle parole del nuovo pontefice sull’inumanità della condizione carceraria ma in cui si rimane completamente indifferenti rispetto all’impunità della tortura di stato. Un’Italia in cui quasi nessuna famiglia sopravvive a separazioni e divorzi ma dove si incita alla caccia alla teoria gender, con tanto di messa all’indice di testi che attentano ad una presunta famiglia naturale.
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