Lunedì, 29 Febbraio 2016 00:00

Di androidi e reietti: Humans, avvincente serie tv inglese

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Di androidi e reietti: Humans, avvincente serie tv inglese

L'idea non è certo delle più originali: il rapporto fra umanità ed intelligenze artificiali è un motivo ricorrente della letteratura e cinematografia fantascientifica fin dai suoi albori. Dalla raccolta di racconti Io, Robot di Asimov, si sono susseguite una serie spropositata di narrazioni che immaginano un futuro in cui la sorte e il ruolo stesso dell'essere umano è messo in discussione dalla sua stessa capacità di spingere la ricerca tecnologica sugli scivolosi ed instabili terreni dell'intelligenza artificiale. 

La riflessione sul senso dell'umanità, sulla concezione stessa di essere umano e delle sue caratteristiche intrinseche, è il anche il punto di partenza della serie britannica Humans, la cui prima stagione è uscita nel giugno del 2015: il nodo centrale è immaginare quel momento in cui l'umanità spinge così avanti il progresso e le proprie conoscenze, da creare qualcosa (o qualcuno?) più intelligente, razionale, creativo ed efficiente di lui, tale da renderlo obsoleto.
Ma questo remake della serie televisiva svedese  Real Humans (Äkta människor), non si limita a riproporre in maniera passiva e stereotipata questo scenario fantascientifico, bensì rinvigorisce una riflessione sul senso dell'esistenza, su cosa significa essere umani, con una attenzione all'elemento dell'esclusione, degli abusi, della giustizia sociale, che fanno del genere fantascientifico, un pretesto perfetto per parlare di problematiche in realtà estremamente attuali.

Da questo punto di vista, l'ambientazione in un tempo non meglio precisato ma prossimo ed estremamente somigliante al nostro, permette allo spettatore di immedesimarsi facilmente nelle vicende e nei personaggi, descritti con un realismo e con una investigazione degli aspetti più semplici delle vita quotidiana e domestica, tali da poter facilmente tracciare delle similitudini sociali e psicologiche profonde fra il nostro mondo e quello della fiction.

In una realtà sociale in cui la maggior parte dei lavori è eseguita in modo diligente, efficace ed efficiente da milioni di androidi, la serie segue le vicende degli unici robot dotati di coscienza umana e tali da poter provare emozioni e sentimenti e rappresentarsi simbolicamente la realtà, esattamente come ogni essere umano. Un pericolo di cui le autorità si vogliono sbarazzare, in un contesto di crescente conflittualità sociale legata alle contraddizioni di un sistema che non riesce più a garantire lavoro per tutti e dove la crescita del tempo libero ha creato una umanità sempre più apatica, frivola, annoiata e frustrata dalla perdita del proprio ruolo sociale.

Al centro, la condizione del diverso, dell'escluso dalla categoria stessa di umanità e la sua ribellione e lotta per il riconoscimento che passa per la difficile comprensione e l'accettazione della propria natura, elemento che spinge la serie sulle orme di Blade Runner. Ma se sul capolavoro di Ridley Scott, la futurista e distopica Los Angeles è un enorme luogo di contaminazione fra uomo e macchina, su Humans siamo solo agli albori di una società che inizia a sperimentare le prime forme di ibridazione. Ibridazione che il più delle volte significa oppressione, schiavismo, sfruttamento lavorativo e sessuale, ma che può dare anche luogo a forme originali di resistenza (la famiglia che aiuta gli androidi in fuga, le storie d'amore spurie) nei confronti di un sistema economico, del tutto uguale a quello contemporaneo, che usa le più sofisticate tecnologie per creare ricchezza solo per pochi e che fonda la sua capacità di riprodursi nello sfruttamento intensivo ed estensivo di una forza lavoro ridotta a una condizione di sostanziale schiavitù.

Ma se l'androide è prima di tutto la vittima, in quanto programmato, diventa anche lo strumento tramite cui passano nuove forme di controllo sociale. Il contratto di servizio sanitario stipulato dall'anziano Dr. Millican, ha come conseguenza la presenza costante in casa sua di un robot domestico in grado di accedere al suo file medico e programmato per tenere sotto controllo ogni aspetto delle salute del suo padrone: dalla dieta (zuppe salutari invece che un panino al formaggio come richiesto), all'areazione degli spazi chiusi, a una scansione giornaliera degli esercizi fisici, fino a una pulizia maniacale dell'abitazione.
L'intreccio complesso, i binari diversi ma non paralleli su cui viaggiano le vicende dei vari personaggi, aiuta a scolpire un dramma fantascientifico dalla forti venature thriller avvincente e dinamico. La profonda investigazione delle emozioni umane, la grande capacità di andare a scavare nelle contraddizioni della nostra epoca, l'attenzione alla dignità e ai diritti degli ultimi, rendono Humans una delle serie più interessanti uscite nel 2015.

Ultima modifica il Lunedì, 29 Febbraio 2016 15:53
Alessandro Zabban

Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.

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