Per farci più servi del nostro padrone – una non necessaria lettera aperta
Caro dottor Serra,
Premetto di non essere un grande fan dei corsivi d’opinione, che complessivamente trovo insoddisfacenti nel loro tentativo di rappresentare le idee di una persona in poche righe – l’informazione trasmessa è limitata, le riflessioni proposte sono giocoforza appiattite. Ho cessato da anni di farmi infastidire da questo tipo di articolo e dagli scivoloni in cui periodicamente incappa chi vi si dedica. Di fronte ad una delle sue ultime Amache (qui), però, non sono riuscito a trattenermi dallo scrivere queste righe, perché quell’Amaca parla di me.
Il cinema nasce come intrattenimento popolare. Uno spettacolo buono per bambini, plebaglia varia e buon ultime le donne. Oramai tutti sono a conoscenza della storia, secondo la quale, persino il padre dei fratelli Lumière non credesse affatto nella longevità della creazione ad opera dei suoi due figlioli. Questa storia però si è subito scontrata colla voglia di “narrare” storie per il pubblico, diventando di fatto la grande industria di sogni, illusioni, fantasia al potere, che ogni cinefilo o spettatore indisciplinato ama tanto.
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