Un tempo ospitavamo una rubrica regolare di poesie. Le conserviamo in questa pagina di archivio, aggiungendo i nuovi rari contributi che ci arrivano in questo campo.
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Marcia della gioventù
Grigio di cielo
e grandine a cadere,
tenta di spegner l’ardor di battiti
di cuori giovani e prestanti.
La bandiera dell’artista
Attento a ferir l’artista
ch’egli lascia traccia,
può giocare coi colori e con parole
e segna via a seguire
per chi nel recinto non sa stare,
può disegnare orizzonti verosimili quanto il cielo
oltre le staccionate,
attraente sorgente d’acqua fresca,
la stessa che potremmo avere tutti
se non ce la rubassero e sporcassero
per sfamare le sporche lussurie
fatte di lustrini e vantarsi di lustri che non hanno.
Colpevole sono
Egoista sono stato fino ad oggi
perché pregato non ho per la pace,
nelle mie richieste ai cieli
posto non vi è stato per i sofferenti e i bisognosi,
per tutti coloro
che le notti trascorrono
ad ascoltar il fischiar dei razzi
sulle proprie teste
e la paura sotto le lenzuola.
Gli occhi di un bambino che piange
Gli occhi di un bambino che piange
nuovo dolore mi arrecano;
si asciuga le lacrime
con un fazzoletto logoro,
come logori gli stracci che ha per vesti
e come le mani
così piccole e già callose;
piange, perché forse
genitori più non ha,
o forse patisce solo i morsi della fame,
e gli orrori della guerra
subisce tutti i giorni.
E io inerme
non so che darei
per poter carezzargli il viso
e consolargli il pianto.
L’esule
Sarà primavera ma non è gioiosa,
è fredda e lugubre
per passione non sopita
ma demolita,
sfacciata a realtà.
Di quella realtà che sa di partenze,
forzate, non volute,
lontane da casa,
che qui altro non c’è
che godersi sole e mare,
ma il sandalo scalza d’inverno
e la mano al lavoro non è richiesta.
Ti possono salvare
o belle labbra da appoggiare a natiche,
o la fortuna,
che non si fatica per gente sana di pensiero.
E trema la voce all’esule
a chiamare casa.
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