“Eppure niente sembra cambiare, quand'è che ci lasceranno in pace/ C'è la guerra nelle strade e la guerra in Medio Oriente/ Invece di combattere la povertà combattono le droghe/ Così la polizia può venire a scocciare me/ Che non ho mai commesso un crimine senza essere costretto a farlo”
Così Tupac Amaru Shakur in “Changes” descriveva la propria vita, i propri rapporti sociali e con la legge a Harlem, ghetto degli afro-americani a New York dove passò la sua prima adolescenza con la madre Afeni Shakur.
Sembra di vivere una storia già vista. Stati Uniti, un ragazzo, guarda caso anche questa volta afroamericano, viene fermato dalla polizia, succede un gran canaio, partono i colpi e il ragazzo muore.
Un copione già conosciuto che però ci racconta di abusi veri, di sofferenze di persone in carne ed ossa. Questa volta parliamo di Michael Brown, ragazzo ucciso dalla polizia a Ferguson , Missouri, lo scorso 9 agosto. Testimoni oculari hanno affermato che il ragazzo è stato colpito mentre era disarmato e con le mani alzate, in segno di resa.
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