Lunedì, 18 Agosto 2014 00:00

Usa: ancora si muore per il colore della pelle

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Sembra di vivere una storia già vista. Stati Uniti, un ragazzo, guarda caso anche questa volta afroamericano, viene fermato dalla polizia, succede un gran canaio, partono i colpi e il ragazzo muore.

Un copione già conosciuto che però ci racconta di abusi veri, di sofferenze di persone in carne ed ossa. Questa volta parliamo di Michael Brown, ragazzo ucciso dalla polizia a Ferguson , Missouri, lo scorso 9 agosto. Testimoni oculari hanno affermato che il ragazzo è stato colpito mentre era disarmato e con le mani alzate, in segno di resa.

La rabbia suscitata dall'ennesimo atto di violenza da parte di una polizia che troppo spesso si fa prendere la mano ha portato centinaia di persona in piazza. In moltissimi da giorni sfilano per le strade della città al grido “hands up!” (“mani in alto”): un grido che ricorda le circostanze nelle quali si è verificata la violenza e come il giovane Michael altro non sia stato che l'ennesima vittima di una società che sa trattare di uguaglianza e diritti solo a parole.

Come se non bastasse, per tenere a bada poche teste calde che hanno saccheggiato un paio di negozi durante un corteo, la polizia cittadina ha deciso di imporre il coprifuoco dalla mezzonotte alle 5 di mattina. Restrizione che, ovviamente, non è stata rispettata dai manifestanti che non vogliono riposo senza giustizia. A maggior ragione quando, a quasi una settimana di distanza, le autorità hanno reso noto il nome del poliziotto che ha sparato accompagnando però la dichiarazione con la solita storiella di scusa: sarebbero stati rinvenuti dei video nei quali si vedrebbe il giovane Micheal che, in compagnia di un altro ragazzo, rubava una scatola di sigari dal valore di circa 48 dollari. Ammesso anche che il ragazzo avesse preso la scatola di sigari, è sconvolgente pensare che questo possa servire, per la polizia, da giustificazione per il gesto. In ogni caso, ci sono testimoni oculari che raccontano di un ragazzo fermato in mezzo alla strada e che subito ha alzato le mani in segno di resa. È davvero strano che questo video salti fuori, insieme al nome dell'agente e alla notizia che questo avrebbe riportato delle ferite, a sei giorni di distanza dai fatti.

E mentre il Ku Klux Klan, elogiando l'iniziativa dell'agente ("È un eroe! Necessitiamo ancora di più poliziotti bianchi che siano anti-ZOG (Governo di occupazione sionista) e disposti a mettere al loro posto i bulli negri controllati dagli ebrei"), raccoglie fondi per una cassa a sostegno di Warren Wilson, il poliziotto che ha sparato, il Presidente degli Stati Uniti si è limitato, oltre che ad esprimere il proprio dispiacere, a richiedere chiarezza sulla faccenda. Ma la questione è, purtroppo, più semplice di quanto si creda: negli Stati Uniti dell'uguaglianza, quelli che esportano diritti e che danno un'opportunità a tutti, c'è sempre qualcuno più uguale di un altro. E, nemmeno a dirsi, sono sempre quelli un po' meno uguali ad essere coinvolti in queste triste vicende.

Diletta Gasparo

"E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa"

Cit.

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