Lo scorso 18 novembre, davanti all'Ard Fheis del partito, il quasi settantenne Gerry Adams ha annunciato il suo ritiro da presidente dello Sinn Fein, posizione da lui ricoperta per più di trent'anni. Nel breve discorso, che tra le altre cose descrive la brexit come «la più grave minaccia al popolo irlandese da generazioni» e critica duramente il governo dell'Eire e il primo ministro Varadkar accusandolo di thatcherismo, Adams ha parlato della necessità di trasformare la «cultura di resistenza» forgiata nei duri anni dei Troubles in una «cultura di cambiamento» in grado di accompagnare la crescita del partito, tanto nel Nord quanto nel Sud dell'Irlanda.
Notizia battuta da molte delle maggiori testate italiane quella dell'arresto del Presidente dello Sinn Fein, il partito indipendentista irlandese. Ma niente, assolutamente niente, di approfondito.
Gerry Adams è stato arrestato la sera del 30 aprile e trattenuto nel commissariato di Antrim con l'accusa di essere il mandante dell'omicidio di Jean McConville, avvenuto nel 1972. La donna, all'epoca della scomparsa, aveva 37 anni e dieci figli, tutti avuti da un cattolico sposato anni prima. Lei, di famiglia protestante, fu uccisa dall'IRA con l'accusa di essere una spia che passava informazioni alla RUC, la Royal Ulster Constalbury, la violenta polizia che manteneva l'ordina in Irlanda del Nord. Adams, come aveva già fatto quando le accuse gli erano state rivolte in precedenza, anche prima di entrare nel commissariato ha ribadito la propria innocenza.
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